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Scoperta organizzazione mafiosa: la base in un negozio a La Valletta

Lecco (Lècch) - Smantellata, in una operazione congiunta di Polizia di Stato e Guardia di Finanza, una organizzazione di stampo mafioso che, secondo quanto accertato dagli investigatori, faceva riferimento al titolare di un negozio di arredamento di La Valletta Brianza. Il sodalizio, ritenuto al centro di una vasto traffico illecito di rifiuti, avrebbe impiegato i proventi anche in attività di prestito ad usura, ricorrendo alle armi da fuoco per sollecitare i debitori recalcitranti.

Questa mattina è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dall’ufficio gip di Milano nei confronti di diciassette persone (nove in carcere ed otto agli arresti domiciliari) per reati di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti ed altri reati (frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione) aggravati dall’aver favorito la ‘ndrangheta.

Le operazioni si stanno svolgendo, con il supporto dei Reparti territorialmente competenti, contemporaneamente in Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna, anche per l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo per equivalente per oltre 120.000 euro, nonché del sequestro delle quote di società utilizzate per le attività illecite.

I provvedimenti emessi dal gip costituiscono lo sviluppo di una complessa attività investigativa, convenzionalmente denominata “Cardine – Metal Money”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e condotta dalla Squadra mobile della Questura di Lecco e dai Nuclei di polizia economico-finanziaria (Gico) di Milano e di Lecco.

L’attività investigativa avrebbe in particolare consentito di ricostruire l’esistenza di un sodalizio mafioso capeggiato da un soggetto già condannato per associazione di tipo mafioso sia nell’ambito dell’operazione “La notte dei fiori di San Vito” di metà degli anni ’90, sia nell’operazione “Infinito” del 2010, e che si ritiene tuttora esponente di spicco della ‘ndrangheta lombarda.

Dalle indagini risulta che l'uomo, una volta cessata di scontare l’ultima condanna per 416 bis (associazione di stampo mafioso), ha ripreso i contatti e rivitalizzato il sodalizio anche ricevendo presso il suo ufficio all’interno del proprio negozio di arredi a La Valletta Brianza altri esponenti della ‘ndrangheta, per dirimere controversie, concordare nuove strategie ed eludere i controlli dell’autorità giudiziaria, ed imprenditori locali, per organizzare il reinvestimento dei proventi delle attività illecite nell’economia legale.

L'indagato avrebbe poi costituito ed organizzato, con gli altri soggetti destinatari dell’ordinanza cautelare, un’associazione dedita ad un’imponente attività di traffico illecito di rifiuti posta in essere attraverso imprese operanti nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi, con una illecita movimentazione (attraverso l’alterazione dei documenti di trasporto e dei formulari di identificazione dei rifiuti - Fir) di oltre 10.000 tonnellate di rifiuti, ed attuata anche attraverso l’utilizzo di una fitta rete di società “cartiere” che hanno annotato fatture false per circa 7 milioni di euro.

Il denaro necessario per gli acquisti “in nero” del materiale ferroso risulterebbe provenire da provviste su conti correnti intestati a prestanome e prelevate quotidianamente presso sportelli bancari e postali, per circa 30 milioni di euro in un triennio. Nel corso delle attività è stato sottoposto a sequestro anche un pericoloso carico di rifiuti radioattivi, composto da 16 tonnellate di rame trinciato, proveniente dalla provincia di Bergamo, bloccato dalla Polizia Stradale di Brescia nel maggio 2018.

Gli accertamenti hanno permesso poi di riscontrare come i proventi siano stati riciclati, oltre  che a diretto beneficio dei sodali, anche per la costituzione di nuove attività imprenditoriali operanti nel commercio di autovetture e nella ristorazione, nonché nella gestione di rifiuti, ovvero impiegati quale provvista di denaro per erogare abusivamente finanziamenti, anche a tassi di interesse usurari, per un ammontare superiore ad un milione di euro.

L’attività investigativa avrebbe infine consentito di ricostruire i singoli episodi di usura, in danno di almeno 8 persone versanti in condizioni di difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi, e di quantificare in circa 750.000 euro il capitale erogato con tassi di interesse fino al 40 per cento annuo; nonché di disvelare la commissione di gravi condotte estorsive finalizzate al recupero delle somme oggetto delle illecite dazioni, perpetrate anche attraverso minacce di morte e con l’utilizzo di armi da fuoco. Nel corso delle attività odierne sono stati sequestrati numerosi quadri di valore nella disponibilità  di uno degli arrestati, occultati in un vano creato in un sottotetto.

9 febbraio 2021