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Ballabio, stele a Galbani: gesto d'amore senza faziosità politica

Ballabio (Balàbi) - Un intenso abbraccio di Ballabio a Pino Galbani: inaugurata la Stele al deportato 17enne. La dedica a Galbani "nel ricordo di tutte le vittime dei Lager, dei Gulag e delle Foibe": un gesto d'amore, secondo l'insegnamento dello stesso deportato, che disprezzò sempre l'odio di parte e la faziosità politica.

Momenti di commozione e grande partecipazione alla cerimonia in onore di Pino Galbani nell'ambito delle celebrazioni per il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo, che a Ballabio vengono celebrate in un'unica circostanza ricordando le parole del presidente Scalfaro quando, nel febbraio 1993, si recò alla Foiba di Basovizza e al lager della Risiera di San Sabba, affermando: «Non facciamo il delitto di distinguere morti da morti, sofferenza da sofferenza».

Ballabio ha offerto il suo tributo all'operaio 17enne deportato nei lager tedeschi, dedicandogli una stele commemorativa in un frequentato spazio verde a pochi passi dal centro del paese. Sulla targa si legge, sotto il nome di Galbani "deportato a Mauthausen e Gusen", la dedica: "Nel ricordo di tutte le vittime dei Lager, dei Gulag e delle Foibe".

"Luogo e dedica della stele sono stati decisi informando i famigliari - spiega il sindaco Alessandra Consonni -, una scelta scaturita dall'insegnamento di Pino Galbani, che è stato innanzitutto una grande lezione di umanità. L'insegnamento di un uomo che ha raccontato la sua tragedia, le vessazioni, i crimini a cui ha assistito, la fame e le umiliazioni subite, ma lo ha sempre fatto, come mi testimoniano anche i suoi famigliari, senza mai una parola d'odio per nessuno, senza mai neppure l'ombra di una qualche strumentalizzazione, senza fomentare divisioni, anzi ispirando sentimenti di pacificazione e condivisione.".

Presenti alla toccante cerimonia, aperta dal sindaco, il fratello Luigi, coi nipoti Oscar, Marco e Ornella. Grande la commozione di famigliari. Hanno partecipato anche le autorità civili, militari e religiose, dal vicesindaco Giovanni Bruno Bussola, al coordinatore della Protezione Civile Giuseppe Ruberto (che ha retto il gonfalone comunale), ai Carabinieri guidati dal comandante della stazione di Lecco Angelo Di Meo, al parroco don Benvenuto Riva, che ha benedetto la stele, e al precedente parroco don Giambattista Milani, oltre a rappresentanti delle associazioni, dalla Pro loco agli Alpini, alla banda Risveglio e al coro I Vous de la Valgranda e numerosi cittadini.

"Oggi i ballabiesi offrono a Galbani un tributo di memoria e di amore - ha detto il sindaco -. Memoria, perchè le sofferenze della deportazione nei lager tedeschi di un operaio adolescente meritano di rimanere presenti come patrimonio morale della nostra comunità. Amore, perchè chi ama è vicino ad ogni sofferenza e questa testimonianza vuole rappresentare un ideale abbraccio a quanti hanno conosciuto la ferocia dell'uomo sull'uomo: una rimembranza universale, senza omissioni, senza parzialità, perchè la bestialità, la ferocia, la disumanità sono tali nei lager, come nei gulag, come nelle foibe e ovunque l'uomo diventi iniquo carnefice del suo simile".

"Rammentiamo questi luoghi di atrocità inenarrabile - ha aggiunto -, non solo perchè lo Stato italiano con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 ha istituito la Giornata della memoria dedicata alle vittime dei lager e con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 ha istituito la Giornata del ricordo dedicata alla vittime delle foibe, ma perchè ci ripugna che esseri umani si comportino come belve nei confronti dei loro simili".

Molto toccanti anche le parole del fratello Luigi e dell'amico Romano Rusconi. Il "grazie a tutte le autorità locali che sono state sensibili e riconoscenti nel concretizzare questa iniziativa che colloca Pino in un posto di rilievo nella memoria collettiva di questa comunità. Pino era tante cose: uno sposo affettuoso, inseparabile dalla sua Rosangela, uno zio premuroso di 5 nipoti e un pronipote, una persona disponibile e molto impegnata  nel sociale. Non ha avuto la soddisfazione e la gioia di essere padre, tuttavia ha lasciato una lunga schiera di "orfani", i suoi ragazzi, che per tanti anni, in molti istituti scolastici del nostro territorio, hanno avuto il privilegio di ascoltarlo mentre testimoniava la sua tragica esperienza di deportato". E l'amico: "Ancora prima della sua scomparsa avvenuta il giorno di Natale del 2016, mi ricordava in dialetto quando sarò morto, dopo tre giorni nessuno si ricorderà più di me. No Pino, questa volta ti sbagliavi… guarda quanta gente c’è oggi per dimostrarti quanto ti vuol bene e quanto il ricordo sia ancora vivo".

Significative le parole del parroco, che ha benedetto la Stele: "Abbiamo sentito parole molto belle dalla signora Consonni e da Romano e Luigi - ha detto don Benvenuto Riva -, parole come pace, verità, giustizia, rispetto del prossimo, amore. Questo sasso è una voce che parla: passando di qui farà pensare a un mondo diverso da quello che ha causato tante vittime. Effondi la tua benedizione Signore, perchè tutti coloro che lo vedranno e venereranno, nel rispetto dei tuoi comandamenti, vi trovino aiuto, sicurezza e salvezza per l'anima e il corpo".

2 febbraio 2020