Invia articolo Stampa articolo
Codurelli, dimissioni “all'italiana”: finito il clamore rimane la poltrona

Lecco - Il sussulto di dignità di Lucia Codurelli è durato lo spazio delle vacanze natalizie che, per gli onorevoli, hanno durata biblica. Ora, riaperto il Parlamento, la deputata lecchese del Pd si è affrettata a ritirare le dimissioni a suo tempo consegnate nelle mani del presidente della Camera. Gianfranco Fini, c'è da scommettersi, sarà lieto di riabbracciare la pecorella smarrita.

Il gran rifiuto della Codurelli era partito male. Forse ispirata dal ministro Elsa Fornero, quella che piange alla parola sacrifici ma non si affligge al pensiero dei licenziamenti senza giusta causa, anche la parlamentare lecchese ha voluto palesare il proprio tormento interiore per una manovra che colpisce i lavoratori e di cui è dubbia l'utilità se non la necessità. Lucia Codurelli, dunque, lo scorso 23 dicembre annuncia le dimissioni per protesta contro le misure del governo del senatore Mario Monti.

Qualche giorno prima, la parlamentare piddina aveva votato la manovra, ma solo, spiega, per non trovarsi assieme ai leghisti. Nessuno sottilizza, anche perchè fa indubbiamente notizia la vicenda dell'operaia lecchese prestata al Parlamento che rinuncia alla lucrosa poltrona per solidarietà con i suoi ex compagni di lavoro meno fortunati di lei. La Codurelli, nota ai più per la vicenda della vergognosa espressione offensiva che un suo collega (in questo caso un deputato) le ha rivolto, esce così dalla penombra dei peones e diventa un personaggio, cosa che in politica ha il suo valore.

Notorietà, tuttavia, pagata al prezzo più caro: la perdita della poltrona. La bella favola dell'umile operaia approdata nel paradiso della casta poteva concludersi così? Non in Italia, il paese dove le dimissioni si danno per ritirarle. Lucia torna nel Palazzo incantato, spezza il malefizio dimissionario, e vivrà per sempre felice lontano dalla fabbrica.

G. F.

13 gennaio 2012