Invia articolo Stampa articolo
«Grande Lecco? Senza una Quarto Oggiaro»

Lecco (Lècch) - Alessandra Consonni ha paventato il "rischio Quarto Oggiaro" all'incontro organizzato lunedì sera a palazzo Falck da Appello per Lecco, presenti i sindaci dei Comuni confinanti con il capoluogo, l'attuale numero uno di palazzo Bovara e i suoi predecessori. Il tema, la "Grande Lecco", secondo il sindaco di Ballabio evoca scenari di metropoli e periferie.

FUSIONE. L'assessore Corrado Valsecchi, sostenuto dal presidente di Appello per Lecco Rinaldo Zanini, ha introdotto la serata all'insegna del sogno che già fu del compianto sindaco di Malgrate Gianni Codega. Ma l'idea della fusione non ha fatto breccia tra la barriera di campanili e lo stesso Virginio Brivio non è andato oltre la proposta di una assemblea dei sindaci, per dare più forza e coordinamento alle politiche del Lecchese

UNIVERSALE. In questo contesto, più collaborativo che annessionista, sono giunti i "paletti" posti dal sindaco di Ballabio. «Sì - ha detto Consonni -, Roma sta imponendosi nella direzione di un centralismo esasperato, il cui aspetto più preoccupante non è neppure quello della ridefinizione dei confini degli enti locali, ma quello del loro annichilimento. Ci tagliano i trasferimenti, ci impediscono di usare liberamente i frutti delle nostre amministrazioni virtuose, ci imbrigliano di pastoie burocratiche e cervellotici adempimenti, ci scaricano gli oneri di scelte ideologiche quale quella di una malintesa accoglienza universale... non vedo però allarmate tavole rotonde di sindaci su questa infelice situazione».

RIVENDICAZIONI. «Può darsi - ha aggiunto - che una grande Lecco abbia più possibilità di essere presa in considerazione a Roma piuttosto della Ballabio di 4mila anime, ma allora se vuole essere grande, Lecco si faccia capofila delle rivendicazioni del territorio, prenda l'iniziativa, che so?, promuova una mozione unitaria dei nostri consigli comunali affinché si pretenda dal governo italiano il rispetto dovuto ai nostri concittadini e alla dignità delle istituzioni locali che, subite immani spoliazioni, vengono infine trattate alla stregua di questuanti».

LIAISON. «In attesa del giorno in cui la Lombardia avrà potere a casa propria - ha proseguito il sindaco di Ballabio -, prendiamo atto che Lecco è rappresentata a Roma da svariati lecchesi: allora diamo a questi soggetti degli strumenti a cui riferirsi. E cosa possono mettere sul tavolo per ipotizzare e motivare delle liaison tra capoluogo e qualche comune del circondario? Antiche radici etniche? La storia medievale? Analogie logistiche o, all'opposto, differenze geografiche che esaltino la complementarietà? Intendo lago-lago, oppure lago-monti, lago-pianura etc... Anche, ma quello che più conta, io credo, sono i rapporti istituzionali e amministrativi che si intrecciano tra questi Comuni e il Capoluogo».

COMPRENSIVO. «Partiamo da Ballabio. Con Lecco noi stiamo allacciando una fattiva collaborazione in materia di sicurezza e da tempo apparteniamo all'ambito scolastico del capoluogo. Ma le difficoltà per realizzare e mantenere queste situazioni non mancano basti pensare che qualcuno dava Ballabio per estromessa dal comprensivo, poi ha prevalso l'efficace spirito di disponibilità dell'amministrazione comunale lecchese, ma è stato necessario incontrarsi, parlarne, insomma la cosa non era per nulla scontata ed è un po' difficile discettare di grande Lecco se, in teoria, esiste la possibilità di alzare frontiere per gli scolari confinanti...»

ATTO DOVUTO. «Come per la scuola, così si dovrebbe ragionare in tutti gli altri ambiti. La grande Lecco si avvera solo facendo partecipare a questa grandezza i comuni limitrofi, ovvero cominciando col decentrare i servizi, creando distaccamenti di tutto ciò che serve: tribunale, agenzia delle entrate, ospedale, poste, carabinieri, polizia, vvf, gdf, camera commercio... Il decentramento dei servizi è un atto dovuto, perchè tutti i cittadini pagano le tasse ma gli uffici sono concentrati sul capoluogo, e questa è discriminazione pesante tra residenti e residenti. Secondo me la grande Lecco passa dall'ipotesi di tutte le sinergie e i decentramenti possibili. Da qui già si delineerà l'ambito del capoluogo, nero su bianco. E Roma non potrà separare ciò che i servizi condivisi uniscono.

IL SUBURBIO. «Ultima osservazione, cosa intendiamo realmente per grande Lecco? Questo dovrà essere il frutto di un dibattito che poggia sui due pilastri che abbiamo visto: il recupero della capacità economica e il decentramento di uffici e servizi. Intanto vorrei dire ciò che non deve essere la grande Lecco. Non deve essere la megalopoli, coi comuni aggregati che diventano periferia urbana, perdono dignità e storia per trasformarsi in suburbio, luogo dove distribuire immigrazione e disagio. Questo potremmo chiamarlo "prospettiva Quarto Oggiaro", pensando al settecentesco e bucolico Comune ambrosiano trasformato nel quartiere dormitorio della manovalanza milanese».

AL PASSO. «Ma Ballabio - ha concluso - non sarà mai la Quarto Oggiaro della grande Lecco: non ci staremo, piaccia o no a Palazzo Chigi o a Palazzo Bovara. Ballabio, può entrare nella grande Lecco solo camminando al passo del suo capoluogo, con pari dignità e senza omologazioni, bensì valorizzando il proprio patrimonio identitario e costituendo, nella propria specificità, un ulteriore elemento di attrattiva del grande territorio che già si chiama lecchese».

6 giugno 2017