Invia articolo Stampa articolo
Ballabio, rimembranza col nipote di Galbani

Ballabio (Balàbi) - Una serata molto coinvolgente e con momenti toccanti come il ringraziamento di Oscar Galbani al Comune per la scelta, annunciata dal sindaco Consonni, di dedicare una via alla memoria dello zio Pino Galbani, deportato ballabiese a Mauthausen: il 2° Concerto della Rimembranza, svoltosi venerdì sera nell'aula consiliare e riferito alle ricorrenze della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo, è stato un appuntamento di significativo valore sociale, artistico e letterario.

L'ACCECAMENTO. Nel suo discorso introduttivo, il sindaco ha ufficializzato il gesto di riconoscenza («ne facciamo ufficialmente impegno stasera, alla presenza del nipote Oscar Galbani») e ha illustrato brevemente la vicenda dell'operaio 17enne che, per aver aderito agli scioperi del marzo '44, conobbe il lager. «Uscito vivo da quell'inferno - ha aggiunto Consonni -, Pino Galbani ha voluto dedicare una parte importante della sua esistenza a testimoniare la ferocia di cui l'uomo è capace se accecato da fanatismo e ideologia».

DELITTO DI DISTINGUERE. Quindi il sindaco ha rivendicato «la scelta di questa amministrazione, di celebrare in una unica data i martiri di due orrori, l'Olocausto nazista e le Foibe titine». Un episodio della vita politica nazionale avvalora questa decisione. «Nel febbraio 1993 - ha ricordato il sindaco -, l'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro si recò alla Foiba di Basovizza e quindi proseguì per Trieste, alla Risiera di San Sabba, ove ricordò le vittime di un'altra barbarie del medesimo periodo. In quella circostanza disse: "Non facciamo il delitto di distinguere morti da morti, sofferenza da sofferenza". A Ballabio ne abbiamo fatto tesoro».

SELEZIONE DI BRANI. La serata, alla presenza del parroco don Giambattista Milani, intervenuto dopo il sindaco, e della responsabile della biblioteca, Anna Cugnaschi, ha offerto una selezione di significativi brani e testimonianze, letti dall'assessore Celestino Cereda, sapientemente inframmezzati da brani classici sul tema del "Tributo al dolore", per i maestri Giuseppe Mazzoleni (violino) e Alberto Minonzio (pianoforte).

LE TESTIMONIANZE. Tra le letture, l'incipit in versi di "Se questo è un uomo" di Primo Levi; l'incredibile lettera di rimostranze di una donna che abitando nei pressi del lager di Mauthausen si diceva scossa da ciò che vi accadeva e chiedeva alle autorità del campo «di porre fine a tali azioni inumane oppure vengano compiute dove non possano essere viste»; il racconto di monsignor Antonio Santin, all’epoca arcivescovo di Trieste e Capodistria sulle «centinaia e centinaia d’inermi cittadini, prelevati solo perché italiani, precipitati nelle foibe di Basovizza e di Opicina» e la testimonianza di un cantante "impegnato" come Gino Paoli che, in una intervista al Corriere della Sera del 2005, racconta di come la famiglia di sua madre venne sterminata: «I partigiani titini, appoggiati dai partigiani comunisti italiani, vennero a prenderli di notte: un colpo alla nuca, poi giù nelle foibe».

6 febbraio 2017