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Aree Vaste, un profluvio verbale: ma chi tanto parla non ha niente da dire

Lecco (Lècch) - Durante l’inevitabile (e da tutti agognata, d’altronde!) pausa di riposo agostana, noi del Comitato Val San Martino con Bergamo ci siamo posti con fare curioso ad ascoltare le parole che da più parti sono state proferite sul tema “Aree Vaste”, così da cercare di capire se, a fronte della nostra mirata azione “dal basso”, apartitica e apolitica, avente un fine preciso, determinato e strategicamente strutturato – il ritorno della nostra Val San Martino con Bergamo, appunto - potessero venire possibilità di confronto e di discussione concrete, basate su altrettanti obiettivi determinati e non campati in aria ovvero esternati con modalità prettamente “politiche” (nel senso meno positivo del termine) e prive d’un autentico consenso popolare.

Fin da subito noi del Comitato Val San Martino con Bergamo abbiamo posto come condizione fondamentale della nostra iniziativa che una decisione così importante dal punto di vista culturale e sociale, ancor più che meramente politico, come un cambio di identità amministrativa – il quale innegabilmente va rapportata con la storia, la cultura peculiare, l’essenza sociologica e i bisogni particolari dei territori e delle genti che li abitano – debba giocoforza basarsi sulla consapevolezza pubblica in tema, sulla volontà e sulle relative decisione dei cittadini interessati.

Ciò non solo per un pur fondamentale aspetto di rivendicazione democratica delle proprie sorti amministrative, ma proprio in forza di quanto discipline illuminanti come la sociologia e l’antropologia culturale rivelano su questioni di tale portata, ovvero – riassumendo in poche parole – l’indispensabile legame identitario degli abitanti col proprio territorio abitato, con la sua storia, le caratteristiche, la sua cultura materiale e immateriale. È da qui che in primis si generano i bisogni primari di quel territorio, ben più che da mere decisioni politiche sovente prese in sedi lontane e poco consce delle realtà sulle quali hanno effetto; di conseguenza, è da qui che deve iniziare la progettazione strategica dei servizi necessari a soddisfare quei bisogni – perché anche i servizi divengono nel tempo un elemento culturale per il territorio, dunque non possono che derivarsi dalla cultura peculiare del territorio stesso.

Dicevamo: ci siamo messi in ascolto delle parole proferite in tema di “Aree Vaste”, e ci sembra di poter affermare – con il dovuto e assoluto rispetto per qualsiasi posizione e opinione, sia chiaro, il quale da parte nostra non mancherà mai – che di parole ne siano state pronunciate tante, ma che da tale profluvio verbale non sia venuta alcuna novità, oltre che – cosa anche più preoccupante – nessuna calata sul fondamentale piano della volontà popolare e dell’autentico dibattito pubblico: tutto è rimasto confinato lassù, negli esclusivi “circoli” della politica di parte, di fronte ai quali tutt’al più è stato messo un pubblico di circostanza al fine di “mimare” un relativo apprezzamento. Peccato che, invece, il dialogo vero con la gente comune – quello che implica il consenso come il dissenso, il dibattito come la discussione animata - è tutt’altra cosa e, ci permettiamo di dire sperando di non apparire immodesti, il Comitato Val San Martino con Bergamo è l’unico che in questi mesi lo abbia portato avanti con decisione, fermezza e un progetto preciso e mirato.

Questo ci ha permesso di conseguire un eccezionale consenso da parte della gente di Val San Martino, ci ha portato a guadagnare sostegni politici bipartisan, ha consentito a molti comuni della valle di poter decidere democraticamente sulla proposta di un ritorno con Bergamo tramite referendum e, ultimo ma non ultimo, ci ha permesso di far ritornare lampante il secolare legame storico e culturale della nostra valle con la terra bergamasca. Dalle altre parti, invece, abbiamo sentito le solite cose, ripetute come una sorta di mantra cantilenato per pura (o imposta) autoconvinzione: i servizi da salvaguardare (peccato che si stiano sgretolando da sé, vedi le varie vicende sulle Camere di Commercio o sugli enti di categoria!), l’unitarietà del territorio (che non sussiste neppure dal punto di vista geomorfologico, come abbiamo già avuto modo di dimostrare, ma oltre che a noi bergamaschi di Val San Martino, chiedete in Valsassina o in alto Lago quanto si sentano uniti con Monza!), le opportunità per il territorio (Quali? E per quale territorio? Di “buone opportunità” paventate e poi rivelatesi fasulle la storia italiana è piena…).

Insomma, noi del Comitato Val San Martino con Bergamo continuiamo per la nostra strada con crescente determinazione, in vista dei prossimi eventi referendari e al fine di ampliare il dialogo con i cittadini della valle per raccogliere una sempre più ampia consapevolezza popolare sul tema, certi che il nostro progetto di riunificazione con Bergamo sia l’unica valida e concreta risposta in previsione della riorganizzazione amministrativa contemplata dal decreto sulle “Aree Vaste” e per evitare che la nostra terra venga coinvolta in una mera spartizione politica del nostro territorio calata dall’alto e priva di qualsiasi fondamenta culturale. Fatti, non parole: un vecchio detto sempre efficace che noi abbiamo reso del tutto emblematico della nostra azione.

Il Comitato Val San Martino con Bergamo

19 settembre 2016