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Comuni, tagli e tasse: silenzio di chi gridava

Lecco - Uno studio della Cgia di Mestre prospetta tempi grami per Comuni e Regioni sotto Mario Monti. Dove sono finiti quei partiti, sindacati e associazioni che si stracciavano le vesti per i tagli agli enti locali durante il governo Berlusconi?

SEDERE A TERRA. Al giro di vite con Silvio Berlusconi premier, peraltro applicato senza aumentare le tasse, ora farà seguito un autentico salasso per le casse di Regioni e Comuni, a cui si aggiungono imposte sui cittadini per di più soggetti ai tagli dei servizi. Lacrime e sangue, dunque. Tuttavia, chi prima si lamentava adesso non si fa più sentire con la stessa veemenza. Eppure, con la cura di Mario Monti, gli enti locali rimarranno, come si dice, col sedere a terra. Lo stima la Camera del commercio, dell'industria e dell'artigianato di Mestre, famosa per i suoi qualificati studi economici.

ALLO STATO CENTRALE. Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia mestrina, "l'aumento delle tasse locali, stabilito con la Manovra del Governo Monti, garantirà per il prossimo anno un maggiore gettito di 13,2 miliardi di euro. Tuttavia questi soldi finiranno allo Stato centrale, lasciando a bocca asciutta le Regioni ed i Comuni. A meno che i governatori e i sindaci non decidano di ritoccare all'insù i tributi di loro competenza''. Ovvero, aggiungere alla mazzate di Roma anche quelle locali. "C'è il pericolo - rileva Bortolussi - che con questa manovra il federalismo fiscale si spenga sul nascere".

NON UNA LIRA DALL'ICI. Con la reintroduzione dell'Ici sulla prima casa, la rivalutazione del valore catastale e l'anticipo dell'Imi sugli altri immobili l'incremento del gettito delle tasse locali, rispetto alla situazione odierna, sarà di 11 miliardi di euro. Due di questi toccherebbero ai Comuni, ma nel decreto ''salva-Italia'', ribattezzato "sbanca-Italia", si dispone la riduzione del Fondo sperimentale di riequilibrio dei Comuni, appunto per un ammontare complessivo di 2 miliardi di euro. Quindi i sindaci, secondo la Cgia di Mestre, non vedranno una lira.

E NEPPURE DALL'IRPEF. Lo stesso per le Regioni, dove l'aumento dell'aliquota base dell'addizionale regionale Irpef dallo 0,9% all'1,23%, porterà nelle casse regionali oltre 2,2 miliardi di euro a partire dal 2012. Introito vanificato dalla prevista riduzione della compartecipazione Iva, che sarebbe destinata a finanziare la Sanità. Guarda caso, un taglio di 2,2 miliardi di euro. Risultato, come per i Comuni, anche le Regioni vedranno uno zero tondo. ''Pertanto - è la conclusione di Giuseppe Bortolussi - Regioni ed enti locali potranno avere maggiori risorse solo se decideranno di aumentare le aliquote dei rispettivi tributi già dal prossimo anno''. Una situazione drammatica, eppure chi ha gridato sino a ieri adesso sta zitto.

15 dicembre 2011