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Il Cortile dei gentili a Lecco e lo strazio d'una Chiesa che chiede alla pretessa cos'è il dolore

Lecco (Lècch) - E così va in scena anche “Il dolore innocente”: questo il nuovo tema per esercizi dialettici scelto dal Cortile dei Gentili, reputata palestra di conversazione tra credenti e increduli, un po' modello Scalfari-Bergoglio. Il vivaio dello scambio d'opinioni è entrato in attività a Lecco il 10 e 11 giugno con la benedicente partecipazione del vulcanico cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura.

COME UN CANE. Il dolore è uno degli aspetti più misteriosi ma, al tempo stesso, significativi della vita. Tanto, a volte, da riscattare un'esistenza intera. A tal proposito, un compianto missionario del Pime di Lecco, il padre Pietro Locali, mi spiegò che la differenza tra il credente e il non credente è che il primo soffre come un cane, il secondo soffre da cane. Intendeva dire che il cristiano, offrendo a Dio il dolore, lucra un beneficio per la propria salvezza, mentre l'ateo non trae vantaggio dalla prova della sofferenza.

VALLE DI LACRIME. Che altro si può dire in più sul dolore, per quanto "innocente" (ammesso che qualcuno possa definirsi tale, agli occhi di Dio)? Dove trovare la chiave di volta della sofferenza se non in una religione che ha per simbolo la Croce, e la resurrezione attraverso la morte in croce? Credo che tanti tribolati abbiano tratto il loro maggior conforto dalla fiducia riposta in chi, la Chiesa cattolica, conosceva il senso del dolore e spiegava il perchè viviamo e moriamo in un mondo che è sempre stato e sarà, sino alla fine dei tempi, la "valle di lacrime", immensa macelleria di umani, animali e vegetali.

NELLA BUFERA. Sono così pochi i motivi di consolazione nella bufera del dolore: tra questi c'era la possibilità di aderire alle certezze di una fede che scaturisce dalla sublimazione della sofferenza. Poi arrivò la moda di chiedere lumi a destra e a manca, come chi brancola nel buio dell'incertezza. E allora, a cosa deve aggrapparsi chi soffre (cioè tutti noi che siamo sofferenti in atto o in potenza) scoprendo che oggi, nella Chiesa fondata da Cristo, per parlare del dolore si attinge alle "verità" di Gad Lerner e della pretessa valdese?

Giulio Ferrari

15 giugno 2016