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«La pressione fiscale reale è al 50,2%»

Lecco (Lècch) - La presione fiscale, calcolata sulla base dei dati Istat 2015, ha raggiunto il 50,2% del Pil, a dispetto del dato ufficiale quantificato nel 43,7%. Lo rileva l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, "ripulendo" il dato del Prodotto interno lordo dai proventi dell'economia sommersa e di quella illegale.

GRIGIA. I ricercatori hanno stimato in quasi 211 miliardi di euro il “contributo” che questa economia “grigia” ha dato al Pil nazionale nel 2015. Questo aspetto, ovviamente, ha degli effetti molto importanti anche sul fronte fiscale.

QUOTA RECORD. «Nel 2015 – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – al lordo dell’operazione bonus Renzi, la pressione fiscale ufficiale in Italia è stata pari al 43,7 per cento. Tuttavia, il peso complessivo che il contribuente onesto sopporta è di fatto superiore ed è arrivato a toccare la quota record del 50,2 per cento». E il segretario, Renato Mason, commenta: «E’ evidente che con un peso fiscale simile sarà difficile trovare lo slancio per ridare fiato all’economia del paese in una fase dove la crescita rimane ancora molto debole e incerta».

IL CALCOLO. Come si è giunti a questo risultato ? Ricordiamo che la pressione fiscale è data dal rapporto tra l’ammontare complessivo del prelievo (imposte, tasse, tributi e contributi previdenziali) e il Prodotto interno lordo (Pil) che si riferisce non solo alla ricchezza prodotta in un anno dalle attività regolari, ma anche da quella “generata” dalle attività sommerse (cioè non in regola con il fisco) e da quelle illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici (contrabbando, prostituzione, traffico di sostanze stupefacenti).

ALCUN GETTITO. L’ultimo dato disponibile è riferito al 2013, quando l’economia non osservata ammontava a 207,3 miliardi di euro (pari al 12,9 per cento del Pil). Ipotizzando in via prudenziale che nel 2014 e 2015 l’incidenza dell’ economia non osservata sul Pil sia rimasta la stessa, si può attualizzare questa stima e affermare che il suo importo nel 2015 abbia sfiorato i 211 miliardi di euro. Grazie a quest’ultimo dato, possiamo misurare quanta parte del Pil sia riconducibile esclusivamente all’economia regolare, visto che per sua natura la quota prodotta dall’economia irregolare non produce alcun gettito.

IL RISULTATO. Quindi, al fine di avere una maggiore percezione dello sforzo fiscale a cui sono sottoposti i contribuenti italiani, è utile ricalcolare la pressione fiscale, ponendo in rapporto le entrate fiscali con il Pil “alleggerito” della parte riconducibile al sommerso economico e alle attività illegali (211 miliardi circa). Ebbene, questo nuovo risultato, ovvero la pressione fiscale reale, balza al 50,2 per cento.

12 marzo 2016