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Bcc contro Renzi: «Diamo fastidio perchè estranee a logiche di potere»

Lecco (Lècch) - Le banche di credito cooperativo si sentono sotto l'attacco delle "politiche" bancarie del governo. Capofila della rivolta delle Bcc, diffuse anche in Brianza e nel territorio lecchese, la Banca di credito cooperativo di Busto Garolfo e Buguggiate che boccia le proposte di Renzi basate sul “too big to fail”. Le Bcc rischiano di essere snaturate.

L'UTILE. Presidente e direttore generale della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Roberto Scazzosi e Luca Barni, nel giorno della campagna “Io sto con le BCC” #iostoconlebcc ribadiscono: «L’utile delle Bcc non va in bonus ai manager, ma a sostenere le realtà dei territori e a rafforzare il patrimonio della banca».

80% A PATRIMONIO. «E’ acclarato: le Bcc danno fastidio. Perché - sottolineano Scazzosi e Barni - non rispondono a logiche di potere ma soltanto ai soci, certo, ma anche perché con l’utile non liquidano stock option e/o benefit ai dirigenti; ma lo mettono per l’80% a patrimonio (il che rafforza la solidità, come dimostra il Cet1 medio del 16,2% contro una media del 12,1% del sistema bancario italiano), per il 3% nella promozione della cultura cooperativa e per oltre il 20% nel sostegno ai territori e ai tanti attori, sociali, culturali e formativi che vi operano. Una differenza non da poco».

LA CONFUSIONE. Gli esponenti del Credito cooperativo stigmatizzano «la confusione tra le 4 banche salvate, che non sono Bcc, e il nostro movimento cooperativo a seguito della comunicazione fatta oggi da Federcasse su molti quotidiani, perché oltre alla resistenza in questi casi la testimonianza è necessaria. E’ necessario metterci la faccia. E perché va detto con chiarezza che esiste una reale concorrenza, fondamento del libero mercato, solo se c’è effettivo pluralismo, ossia se il cliente ha la possibilità di scegliere non fra tante banche, ma fra banche diverse, quindi fra banche con una ragione sociale diversa, che operano in maniera diversa, come si è chiaramente visto negli anni della crisi, quando sono state le Bcc a sostenere l’economia reale».

DEMOCRAZIA ECONOMICA. «Snaturare le Bcc, che di fatto vuol dire cancellarle - concludono Roberto Scazzosi e Luca Barni -, significa togliere di mezzo un attore che fa della democrazia economica e della mutualità una ragione d’essere; significa eliminare dal mercato un concorrente differente dagli altri e impoverire i risparmiatori (oggi i soci sono oltre 1 milione e 200mila), privandoli di una possibilità di scelta».

23 dicembre 2015