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«Il Comune antimafia? Non Lecco bensì la Calolziocorte leghista»

Lecco (Lècch) - A margine del processo Metastasi, Fausto Crimella, segretario provinciale lecchese Pd, prova a fare un po' di propaganda a Virginio Brivio in fatto di antimafia. Ma subisce una netta stroncatura, da destra a sinistra: fu, la leghista Calolziocorte a muoversi molto prima; anzi, secondo Qui Lecco libera, Lecco si mosse "troppo" dopo.

MERITI. Dall'inchiesta Metastasi è già arrivata una condanna a 6 anni e 8 mesi di condanna per Ernesto Palermo, ex consigliere comunale di Lecco (a cui, peraltro non è stata attribuita l'aggravante mafiosa), mentre alla sbarra c'è ancora il sindaco piddino di Valmadrera, Marco Rusconi. Crimella, però rivendica dei meriti ai due Comuni.

LA BUFALA. Secondo l'esponente del Pd, i sindaci di Lecco e Valmadrera sarebbero stati gli unici ad aver attuato provvedimenti antimafia a seguito di segnalazioni atipiche. Una bufala, secondo il senatore della Lega Nord Paolo Arrigoni: «In realtà il primo comune ad agire in tal senso e a fare da apripista ad altre analoghe decisioni nel Lecchese è stato Calolziocorte, quando ero io il primo cittadino».

L'APPALTO. Arrigoni si riferisce ai fatti del 2011 relativi all’appalto per i parcheggi a Calolziocorte: «Un'informativa della Prefettura di Napoli ci aveva informati dell’esistenza di un articolato quadro di interconnessioni tra i soggetti riconducibili a imprenditori di società gravate nel tempo da provvedimenti ostativi antimafia e una società di Casoria, mandante dell’aggiudicatario della concessione per la gestione dei posteggi su tutto il territorio della città di Calolziocorte”.

RISOLUZIONE. Per questo l’allora sindaco Arrigoni, nonostante la discrezionalità nella decisione, aveva dato disposizioni per l’avvio del procedimento finalizzato alla risoluzione di diritto del contratto «per l’emersione di materia di normativa antimafia, ritenuto che vi sia il concreto pericolo che il quadro di interconnessione tra più soggetti riconducibili a imprenditori di società gravate, nel tempo, da provvedimenti ostativi antimafia, e la società in questione, riverberi effetti gravi e negativi anche nel territorio di questo Comune e sul suo tessuto sociale». Quindi, in fatto di antimafia, la Calolzio leghista bagnò il naso alla Lecco piddina.

FUORI LUOGO. E non è tutto. Anche l'associazione Qui Lecco libera replica alle dichiarazioni di Crimella, e lo fa elencando le date che attestano la "velocità" con cui l'amministrazione Brivio si mosse rispetto alle sollecitazioni della Prefettura: «Come si può notare - conclude l'associazione lecchese antimafia -, è fuori luogo quanto grave rivendicare chissà quale primato morale in tema di utilizzo delle informative: il Comune di Lecco, i fatti lo dimostrano e Stefano Simeone (il vice prefetto, ndr) lo ha certificato, si mosse molto tempo dopo rispetto alla prima segnalazione della Prefettura. Riuscirà mai - conclude Qll - questo ceto politico-burocratico a rispettare la realtà?».

29 aprile 2015