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Lecco, i mille volti dell'abate Stoppani

Lecco - Geologo, naturalista, fondatore della paletnologia italiana, artefice della costituzione del Museo Civico di Storia Naturale di Lecco e del Museo Civico di Scienze e filosofia Naturali di Milano e presidente della Società geologica italiana. Ma anche appassionato alpinista, primo presidente della sezione milanese del Club alpino italiano. E, ancora, sacerdote rosminiano, educatore, patriota.

PERSONAGGIO ECLETTICO. Sono davvero molteplici le sfaccettature dell’abate Antonio Stoppani, illustre lecchese, tra i protagonisti della cultura italiana dell’Ottocento, autore nel 1876 de “Il Bel Paese”, che rappresenta il testo di maggior successo nella divulgazione scientifica italiana tra il XIX e la prima metà del XX secolo. Al punto che, nel pensare ad un momento di riflessione e approfondimento dedicato a questo”personaggio poliedrico, eclettico ed estremamente produttivo”, come ha ricordato il Direttore del Polo Museale Palazzo Belgiojoso di Lecco, Mauro Rossetto introducendo il convegno dal titolo “Antonio Stoppani tra Scienza e Letteratura”, il Comune di Lecco ha scelto la formula del seminario, senza la pretesa di esaurirne la trattazione, ma semmai con il desiderio di fornire nuovi spunti interpretativi da parte di storici della geologia e della geografia, del libro e dell’iconografia, della scienza cattolica e della pedagogia sul valore storico della sua opera scientifica e divulgativa.

IN 100 AL PLANETARIO. Che la figura e l’opera di Stoppani sappiano suscitare particolare interesse, e non solo fra gli addetti ai lavori, lo dimostra il centinaio di persone che sabato pomeriggio hanno assiepato la Sala del Planetario di Palazzo Belgiojoso, dando ragione agli organizzatori di questa settimana dedicata a questo grande Lecchese: “La nostra città conta su molteplici figure che l’hanno resa importante nel tempo. – ha ricordato in apertura l’assessore alla cultura del Comune di Lecco, Michele Tavola – E Stoppani è certamente fra queste. Di qui la scelta di fare della rassegna ‘Lecco Città del Manzoni’ un vero e proprio contenitore per approfondire le varie anime intellettuali e culturali di Lecco, con particolare riferimento al rapporto avuto con Alessandro Manzoni”.

IL RAPPORTO COL MANZONI. Soddisfazione e impegno espressi anche da Laura Valsecchi, vice-presidente dell’associazione Amici dei Musei del Territorio Lecchese che di queste iniziative è stata la promotrice: “La nostra associazione ha accolto volentieri l’invito di valorizzare la figura di questo importante e poliedrico personaggio della cultura lecchese, in particolare approfondendo l’asse portante del rapporto Manzoni-Stoppani e Promessi Sposi-Bel paese, nel senso del comune sforzo di creare una lingua e un libro ‘nazionali’, e valorizzando il patrimonio stoppaniano come fondamento nella costruzione della cultura contemporanea italiana e come promotore dei musei lecchesi e della ricerca paleontologica e geologica sul nostro territorio”. Un impegno che, per l’associazione, non finisce con la settimana conclusasi ieri: come annunciato da Laura Valsecchi, infatti, l’associazione Amici dei Musei, in sinergia con altre associazioni quali il Cai Lecco e i partners del Canton Ticino, ha ottenuto un finanziamento interreg Italia-Svizzera per un progetto teso a valorizzare l’iconografia stoppaniana e i rapporti di Stoppani con la montagna, sia dal punto escursionistico che scientifico. Un progetto articolato, fatto di momenti espositivi, pubblicazioni, itinerari e conferenze con sicura fruibilità turistica, che “per il Cai sarà anche l’occasione per ricordare, nei 150 anni di fondazione dell'Associazione Nazionale, una figura di spicco, a livello non solo locale”.

COSPIRATORE. Numerosi, come detto, gli interventi proposti dal seminario di ieri. A cominciare da quello proposto da Gian Luigi Daccò su “Il Manzoni dell’abate Stoppani”, che ha dapprima analizzato il libro “I primi anni di Alessandro Manzoni”, scritto dallo Stoppani nel 1874 con intento quasi agiografico e stile aneddotico: un “volumetto che ebbe larghissima diffusione e numerose ristampe, ma al quale sono dovute alcune delle notizie errate che, tuttora, compaiono in molte biografie manzoniane, come quella relativa alle regioni della vendita del Caleotto o all’origine da Barzio del bisnonno e del  nonno del Manzoni”; un libro che ci parla di “un Manzoni cospiratore”, ma soprattutto ci svela una notizia vera, mai ripresa da nessuno: “Manzoni nel 1816 fu il Primo Deputato, una sorta di sindaco di Lecco”.

CATTOLICI CONTRO. Daccò ha poi approfondito i rapporti tra Stoppani, Manzoni e i cattolici liberali: “Stoppani e Manzoni, i due massimi esponenti del cattolicesimo liberale lombardo, furono accomunati dai molti avversari”, a cominciare dal cattolicesimo intransigente. Stoppani e Manzoni erano infatti “convinti assertori dell’unità e dell’indipendenza d’Italia. Il primo partecipò alle Cinque Giornate di Milano, alla Prima e Terza Guerra di indipendenza, appoggiò, a suo modo, l’Indirizzo Passaglia in cui cattolici e sacerdoti chiesero a Pio IX di rinunciare al potere temporale. Manzoni, pur non prendendo parte direttamente alla vita politica, come senatore votò per Roma capitale del Regno d’Italia, una posizione inaudita, all’epoca, per un credente e che gli attirò l’odio dei cattolici intransigenti”. A legare anche Manzoni e Stoppani fu la comune adesione alle idee rosminiane: un’adesione che fu letale per lo Stoppani, uomo che viveva nel culto e nell’esercizio della tolleranza, che “si trovò contro gli esponenti dei due campi contrapposti: stretto tra il laicismo anticlericale e una Chiesa dominata dagli intransigenti, era guardato con diffidenza da ambo le parti e le sue generose ma troppo anticipatrici battaglie lo isolarono sempre di più”.

AVVERSARIO DELL'EVOLUZIONISMO. Di Stoppani quale fondatore della paletnologia italiana ha parlato invece Lanfredo Castelletti, che ha evidenziato la straordinaria mole di lavoro che lo studioso lecchese ci ha lasciato. E ha ricordato in particolare le ricerche condotte, a partire dal 1863, sulle palafitte nel nord Italia, con scavi e perlustrazioni sia sul lago di Varese, sia su quello di Olginate, sia infine nei pressi di Malgrate e nella penisola di Isella. “Una ricerca che lo indusse ad alcune valutazioni errate, scambiando pali di pontili per resti di palafitte. Ma portò comunque a numerose importantissime scoperte, come la palafitta all’Isola dei Cipressi e quelle nel lago di Varese. Ancor più importanti se pensiamo che allora Stoppani usava, per le sue ricerche, una lunga tenaglia e una piccola draga a mano”. Per Castelletti resta aperta una questione: il motivo per il quale Stoppani geologo non riconoscesse l’antichità dell’uomo e non ne ammettesse la presenza nell’epoca della glaciazione. Un interrogativo la cui risposta risiede probabilmente nella sua profonda fede cattolica che portava ad essere avversario delle teorie evoluzionistiche.

FINANZIATORE. Stoppani, comunque, non fu soltanto il fondatore della paletnologia italiana. Fu anche, a detta di Giorgio Teruzzi, “uno studioso non geloso delle sue scoperte, che amava condividere con altri e voleva che diventassero occasione di approfondimento e studio da parte di altri”. Solo così si spiega l’impegno con cui investì il proprio denaro e riuscì a convincere altri investitori del suo tempo, pubblici e privati, per dar vita al Museo di Storia del Comune di Milano: non gli bastava scavare le rocce, raccogliere le pietre e studiarle; “voleva costruire un luogo dove i ‘fatti’ fossero conservati e dibattuti”, lasciando un’eredità che sopravvivesse a lui stesso. La molteplicità degli interessi e la facilità di scrittura di Antonio Stoppani sono alla base della ricchezza di fondi archivistici e documentari per la ricerca sulla sua vita, la sua opera e la sua persona, dispersi un po’ in tutta Italia. “Stoppani scriveva molto e con estrema facilità, anche quando era in viaggio”, ha spiegato Mauro Rossetto, che ha ricordato come i due principali fondi siano presso il Museo di Storia Naturale di Milano e i Musei di Lecco.

PATRIMONIO DI FONTI. Il patrimonio di fonti conservato nella nostra città, donato ai Musei dagli eredi Cornelio, è davvero straordinario: autografi, memorie biografiche, bozze di scritti, lettere indirizzate a scienziati, politici e famigliari, cartoline. E, ancora, una vasta raccolta di fotografie del tempo, che ritraggono Stoppani dai primi anni in seminario fino alla sua morte, e moltissimi bozzetti e prove di stampa di illustrazioni realizzate dal nipote Giovanni Battista Todeschini, oltre ad una completa collezione di diplomi che ne ricostruiscono la carriera. “Si tratta di documenti in buono stato di conservazione, che possono rappresentare un’opportunità di studio per molti. La parte delle fotografie e dei disegni meriterebbe invece un intervento di restauro accurato”.

GRANDE EDUCATORE. Infine, Stoppani fu un grande educatore: “Se consideriamo la pedagogia come scienza dell’educazione – ha spiegato Giovanna Esposito – Stoppani non fu un teorico dell’educazione. Ma certamente fu un ottimo educatore, sotto il profilo del metodo e degli strumenti. Il suo linguaggio è sempre dialogico, semplice, appropriato nella materia ma anche divulgativo. Il fine dell’educazione è la valorizzazione dell’uomo, unico e irripetibile. Ma l’uomo, migliorando se stesso, migliora anche la nazione e la comunità di cui è parte”. Proprio il ruolo giocato dai Promessi Sposi e dal Bel Paese per la costruzione di una lingua e una cultura nazionale è stato al centro della tavola rotonda che è seguita al seminario ed è stata moderata da Pietro Redondi, con la partecipazione di Gian Luigi Daccò, Federica Millefiorini e Gianmarco Gaspari. Una tavola rotonda da cui è emerso come entrambi questi grandi lecchesi, Manzoni e Stoppani, rappresentino la coscienza morale del Paese in quel periodo e siano entrambi motivati, nella propria attività, dalla consapevolezza che, di fronte alla costruzione di un nuovo paese, sia necessario dotarlo di una nuova forte morale.

NUOVA SALA DEL LARIOSAURO. La giornata stoppaniana presso il Museo di Storia Naturale di Palazzo Belgiojoso, si è conclusa con la inaugurazione della nuova Sala del Lariosauro e della Paleontologia lecchese. Il progetto museologico e museografico, curato da Nadia Cavallo e Mauro Rossetto con la collaborazione scientifica di Giorgio Teruzzi, vede il completamento dell’allestimento della Sala con la realizzazione di nuove teche centrali in cui è ospitata una selezione di fossili relativi alle epoche geologiche diverse dal Triassico (età del Lariosauro), scelti all’interno delle collezioni paleontologiche del Museo di Storia Naturale di Lecco. La Rassegna “Lecco Città del Manzoni” è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Lecco in collaborazione con 50&Più, gli Amici dei Musei del territorio lecchese, il Politecnico di Milano (Polo Regionale di Lecco) e Ance Lecco e si avvale del contributo di Regione Lombardia Cultura e di Acel Service (main sponsor).

Nella foto gallery: (1) l'abate Stoppani; (2) la nuova sala del Lariosauro; (3) un pannello del Lariosauro.

13 novembre 2011