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Montagna, soccorsi pagati dagli incauti

Lecco (Lècch) - Approvata in Regione Lombardia la norma che impone agli scriteriati della montagna di pagarsi i soccorso. La legge regionale, votata dalla maggioranza di centrodestra ma con l'opposizione di Pd e Patto civico, incontra il favore di molti "addetti ai lavori". Di seguito l'opinione di Danilo Barbisotti, presidente del Cnsas lombardo (il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico).

ESSENZIALE. Un grande senso di responsabilità è essenziale per chi va in montagna: uno degli argomenti più dibattuti è quello del pagamento del servizio di soccorso, in particolare con l’eliambulanza, dati i costi in carico al Servizio sanitario nazionale, quindi alla collettività, che possono essere molto elevati. In Trentino Alto Adige, in Veneto e in Val D’Aosta è un criterio già applicato: ora anche la Commissione Sanità della Regione Lombardia ha approvato il progetto di legge che prevede il pagamento di una quota per i soccorsi non classificati come sanitari per emergenze e urgenze.

1000 INTERVENTI. «È una questione annosa anche all’interno del Soccorso alpino, che stiamo valutando con molta attenzione», afferma Barbisotti. «L’approvazione del provvedimento è certamente un passaggio determinante per far capire quanto sia indispensabile una consapevolezza maggiore per i frequentatori della montagna. I nostri tecnici compiono oltre mille interventi l’anno solo in Lombardia e purtroppo, in alcuni casi, si trovano in presenza di situazioni in cui le persone soccorse non avevano nemmeno l’attrezzatura minima richiesta per quel tipo di escursione, oppure erano privi di competenze alpinistiche e fisiche e senza alcuna cognizione delle condizioni meteorologiche o dell’ambiente alpino». Imprudenze che, oltre a costare in termini di denaro pubblico, possono persino mettere a rischio l’incolumità dei soccorritori.

RIGOROSI. I cittadini pagano le tasse e quindi hanno diritto al soccorso: quando c’è davvero la necessità, quindi, è meglio chiamare, anche per evitare di aggravare la situazione. Ma per quali interventi? «Ogni intervento è complesso, un caso a sé», precisa Barbisotti, «in alcune circostanze è abbastanza chiaro se si tratta di chiamate ingiustificate oppure no. Il Cnsas è un’associazione di tecnici volontari, selezionati, formati e addestrati secondo criteri molto rigorosi. Continueremo a svolgere gli interventi come è sempre avvenuto: ora vedremo in che modo la Regione attuerà le modalità di pagamento».

DINAMICA. «La compartecipazione alle spese - puntualizza - dovrebbe però essere tale da non inibire la richiesta di soccorso in caso di reale necessità. I soldi non andranno comunque al Cnsas ma al Servizio sanitario regionale. Non spetterà quindi a noi decidere se il ticket sia dovuto o meno ma riferiremo sui dettagli dell’operazione, sulla dinamica dell’incidente e in merito alle effettive condizioni di urgenza. Per altre considerazioni, restiamo in attesa di conoscere la versione definitiva del regolamento che stabilisce il piano tariffario dei servizi di soccorso sanitario e non sanitario».

LE SQUADRE. Il tecnico di elisoccorso del Cnsas fa parte dell’equipaggio presente sull’eliambulanza insieme con il pilota, il medico e l’infermiere. Ogni volta che l’elicottero non può intervenire, di notte o perché le condizioni meteorologiche non lo permettono, operano le squadre territoriali delle cinque Delegazioni lombarde (Bresciana, Orobica, Valtellina - Valchiavenna, Lariana e Speleologica). In Lombardia il servizio di elisoccorso è gestito da Areu (Azienda regionale di emergenza e urgenza), con cinque basi di volo regionale che hanno sede a Caiolo - Sondrio, a Milano - ­ Bresso, a Como­ - Villa Guardia, a Brescia - Spedali Civili e a Bergamo - Ospedale Papa Giovanni XXIII.

ECONOMIA. L’economia dei territori di montagna è strettamente legata alla sua frequentazione e alla pratica sportiva: «La nostra posizione rispetto al provvedimento è quella di fare tutto il possibile per disincentivare gli abusi e responsabilizzare chi va in montagna. Condividiamo la stessa posizione del Cai (Club alpino italiano) sulla necessità di non demonizzare o colpevolizzare esclusivamente chi pratica attività alpinistiche ed  escursionistiche: il criterio di eliminare gli abusi andrebbe esteso a tutti gli ambiti, aumentando la consapevolezza di chi non sempre comprende che cosa comporti un intervento di soccorso», conclude Danilo Barbisotti.

LA PREVENZIONE. Uno dei compiti principali del Cnsas è proprio quello di promuovere costantemente la cultura della prevenzione del rischio, anche attraverso campagne di comunicazione e informazione, come il progetto permanente “Sicuri in montagna”, che mette a disposizione di tutti informazioni e materiale divulgativo, tra cui opuscoli specifici scaricabili gratuitamente, sul sito www.sicurinmontagna.it.

12 febbraio 2015