Invia articolo Stampa articolo
Tasi di Lecco tra le più pesanti d'Italia, fisco verso nuovi record

Lecco (Lècch) - Lecchesi tartassati dalla Tasi di Virginio Brivio (con un importo tra i più elevati del Belpaese), ma per i contribuenti il peggio deve ancora arrivare. Dopo lo studio della Uil, ecco l'avvertimento della Cgia di Mestre: il record toccato dal fisco è provvisorio, se il governo non taglierà sprechi e sperperi la pressione fiscale aumenterà ancora.

ESOSO. 268 euro: questo il costo medio della Tassa (comunale) sui servizi indivisibili, secondo un'elaborazione dell'ufficio studi della Uil. Un importo che colloca l'amministrazione del capoluogo lariano tra le più esose del Belpaese, al 16° posto (su 170) e ben al di sopra della media nazionale (197 euro) delle città capoluogo.

LIVELLO STORICO. Secondo quanto riferisce la Banca d’Italia, l’anno scorso la pressione fiscale in Italia ha raggiunto il livello storico del 43,3 per cento. Tuttavia, fa sapere la Cgia, il carico fiscale sui contribuenti italiani nei prossimi anni è destinato ad un ulteriore incremento.

PRESSIONE. Stando alle previsioni realizzate dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, la pressione fiscale salirà dal 43,3 per cento, valore confermato anche per il 2014, al 43,6 per cento previsto sia nel 2016 sia nel 2017. «Un incremento – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – riconducibile al progressivo aumento delle aliquote Iva che avrà inizio a partire dal 2016».

ALIQUOTA. Entro due anni, infatti, il Governo Renzi dovrà razionalizzare la spesa per 16,8 miliardi di euro: l’importo di tale operazione salirà a 26,2 nel 2017 per toccare i 28,9 miliardi di euro nel 2018. Se questi risultati non saranno raggiunti, è previsto un aumento dell’aliquota Iva di 2 punti a partire dal 1° gennaio del 2016, sia per quella attualmente al 10 per cento sia per quella al 22 per cento.

RITOCCO. Dal 1° gennaio 2017 entrambe le aliquote subiranno un altro ritocco dell’1 per cento, mentre dal 1° gennaio 2018 aumenterà di un altro 0,5 per cento solo quella più elevata. Alla fine del triennio 2016-2018, l’aliquota inferiore potrebbe arrivare al 13 per cento, mentre l’altra al 25,5 per cento.

IL CONTO. «Il governo – conclude Bortolussi – si è impegnato a rispettare i vincoli richiesti da Bruxelles attraverso il taglio della spesa pubblica. Diversamente, scatteranno automaticamente gli aumenti di imposta che garantiranno comunque i saldi di bilancio. In altre parole, se il Governo non riuscirà a tagliare gli sprechi e gli sperperi, a pagare il conto saranno ancora una volta gli italiani che subiranno l’aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti».

10 dicembre 2014