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Appello ai turchi: «Salvate Kobane»

Lecco (Lècch) - Mentre il mondo, e l'esercito turco schierato a pochi chilometri, assistono alla disperata resistenza dei curdi di Kobane stretta nella morsa dei soldati dello Stato islamico, da Lecco si leva un appello agli immigrati turchi qui residenti, affinchè facciano pressione sulle autorità e sulle istituzioni del proprio Paese per salvare la città attaccata. Esortazione che riportiamo, integralmente, di seguito.

Facciamo un appello, da cittadini a cittadini, a tutti i turchi, uomini e donne, residenti in Italia ed in particolare quelli che come noi vivono nella comunità lariana, alla quale quotidianamente contribuiscono attivamente e nella quale si sono integrati, a fare pressione sulle autorità e sulle istituzioni del proprio Paese, la Turchia, che, di fronte all’assalto della città di Kobane restano inermi dimostrando ormai chiaramente di non voler intervenire per scongiurare un massacro di Curdi. Ciò avviene paradossalmente mentre Turchia e Italia fanno parte di una stessa Nato, quando la Turchia ha chiesto di unirsi alla Comunità Europea, perché dovrebbe condividere gli stessi Valori umanitari, gli stessi principi, la stessa visione etica nella difesa di chi subisce violenza. La voce di cittadini turchi, uomini e donne, è di aiuto anche per la stessa Europa a rendere reali questi Valori, questi principi.

Richiamiamo quindi anche per questo l'attenzione dei Turchi, uomini e donne, che vivono in Italia sul fatto che anche loro, come parte dei Curdi in Siria, sono popolo ospite, chiedendoci come potrebbero indignarsi se loro concittadini un giorno venissero aggrediti e massacrati sul suolo di un Paese Europeo che li ospita, con governo ed istituzioni ad assistere inermi pur avendo mezzi e strumenti per intervenire per combatterlo. Chi sta seguendo con attenzione l’evolversi drammatico della crisi nell’area mesopotamica si rende conto che sono ormai saltati i confini politici che furono tracciati dalle ex potenze coloniali che in quell’area definirono degli Stati a tavolino, pertanto argomentazioni quali “confini di stato” e  “si tratterebbe di invadere uno stato sovrano confinante” diventano prive di senso quando in gioco ci sono le vite di migliaia di persone che rischiano di essere massacrate. Che stanno massacrando.

La pressione che i cittadini turchi, uomini e donne,  possono esercitare sulle autorità e sulle istituzioni della democratica Turchia può essere realizzata in modo pacifico e democratico in tanti modi, per esempio mandando ciascuno una propria email ai consolati e alle ambasciate della Turchia in Italia, mettendoci la faccia e dicendo la propria opinione. Questo è l’invito urgente, immediato, non rinviabile, che vi rivolgiamo. Fermare massacri e genocidi si deve. Ognuno per la propria parte. Ognuno secondo le proprie possibilità. Da cittadini consapevoli del valore della parola e azione di ognuno, siamo certi di  una vostra condivisione alla nostra lettera aperta. Al nostro Appello. Grazie fin d'ora.

Paolo Trezzi, Alice Bianchi, Francesco Orrù

14 ottobre 2014