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Sarebbe meglio che Confindustria insegnasse come si fa a rimanere qui

Il territorio perde migliaia di posti di lavoro. Non pochi imprenditori si eccitano in esotiche fantasie sulla manodopera a costi stracciati e con mini tutele. Invece altri che, come la Salumi Beretta a Rovagnate, vorrebbero aprire qui devono begare con un cerbero che ha raccimolato qualche centinaio di voti da sindaco.

Sotto il Resegone ci sarebbe da rimboccarsi le maniche, se qualcuno volesse dare una mano alle aziende che in loco producono e offrono lavoro. Ma Confindustria di Lecco guarda lontano: un bel corso sulle “Opportunità di investimento sul mercato cinese tramite il Fondo AZ Fund Renminbi Opportunities”. Insomma dare le dritte giuste, e forse la spinta decisiva, a chi sogna di spiccare il volo verso lidi forestieri. Si comincia col lucrare sulla valuta locale, e poi chissà... L'iniziativa, infatti, intende "proporre uno stimolo nella ricerca di nuove opportunità di investimento all’estero e, in particolar modo, in Cina".

E' questo che ci si deve attendere da un'organizzazione che non lascia passare giorno senza accusare i politici, specialmente il governo, di mancanza di senso di responsabilità e di scarso interesse per la collettività? I confindustriali, che plaudono ai severi proclami di Emma Marcegaglia, a parole sembrano appartenere ad un lontanissimo pianeta... sinchè non ne scendono per andare ad occupare poltrone come quella di Villa Monastero, che ben poco ci azzeccano con le loro attività. E se invocano il bene supremo della nazione, finiscono per strizzare l'occhio a chi sogna la Cina. Ascoltati i patriottici proclami, stiamo ancora aspettando l'esortazione a "puntare tutto" sul Lecchese e "mettere i soldi" soltanto nella fabbrichetta.

Giulio Ferrari

31 ottobre 2011