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Lecco tra la “melassa” e la pasta gettata per terra da certi profughi

Lecco (Lècch) - Egregio direttore, a dispetto delle notizie alla melassa appiccosa che a Lecco ci vengono servite sugli stranieri venuti qui a fare i profughi, ne ho trovato alcune rivelatrici sulla realtà di questo fenomeno. Non escludo che esistano veri profughi, penso soprattutto a quei cristiani sfuggiti alla follia sanguinaria islamica, ma dobbiamo guardare in faccia alla realtà più generale che è sempre molto diversa dalle apparenze.

Certo, questi signori affrontano un viaggio in mare che presenta dei pericoli: rischi, peraltro, certamente inferiori a quelli che corrono molti appassionati dell'alpinismo o della motocicletta e, a giudicare dal numero delle vittime, anche minori di quelli che corrono i semplici automobilisti o dei tanti lavoratori che perdono la vita per uno stipendio da fame. Inoltre, sul piatto della bilancia, c'è il terno al lotto, perchè se si ottiene la qualifica di rifugiato si è a posto per la vita.

Queste aspettative spiegano quanto accaduto in questi giorni di agosto nei centri Pozzallo, Roma e a La Secca, frazione di Ponte delle Alpi, nel Bellunese. Qui i profughi, veri o presunti che siano, hanno protestato per il cibo che viene loro offerto, anzi regalato, che, poi, è lo stesso che mangiano i ragazzi nelle mense delle nostre scuole. Pare che i poveri profughi, soprattutto, non gradiscano alimenti come la pasta, il pane e le uova, che considerano cibarie da straccioni.

A Ponte delle Alpi non si sono accontentati di gettare il cibo per terra o direttamente nella spazzatura: hanno organizzato una protesta con sciopero della fame di due giorni e gli operatori del centro che li ospita si sono trovati le gomme delle auto squarciate. Non commento questa notizia perchè si commenta da sola e la dice lunga su di loro e, purtroppo, anche su di noi.

Laura Villa

30 agosto 2014