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Profughi a Lecco, polizia furiosa: «Rischio scabbia e tubercolosi»

Lecco (Lècch) - Alla Questura di Lecco continuano ad arrivare sedicenti profughi che il prefetto Antonia Bellomo poi spedisce nei comuni. I sindaci fanno buon viso a cattiva sorte, i poliziotti invece no e da corso Promessi Sposi parte la clamorosa rivolta sostenuta da tutti i sindacati di polizia: «Ci hanno ridotto a un Cie, rischiamo scabbia e Tbc».

PREFETTURA SMENTITA. «Di sicuro, chi li ha accolti non conosce le condizioni fisiche e non serve un luminare per capire che diverse patologie hanno lunghi periodi di incubazione e quindi sfuggono facilmente al primo controllo medico»: i poliziotti smentiscono la Prefettura che, nei giorni scorsi, aveva garantito sulle condizioni di salute di presunti profughi e immigrati "paracadutati" nei comuni lecchesi. Le segreterie provinciali di ben 6 sigle sindacali di polizia (Siulp, Siap, Coisp, Ugl, Consap, Silp-Cgil), dalla sinistra alla destra passando per gli autonomi, hanno sottoscritto un durissimo comunicato per denunciare che la Questura di Lecco è stata trasformata in un centro di accoglienza e che gli agenti corrono gravissimi rischi, evidentemente gli stessi rischi che corrono i cittadini e di cui nessuno si preoccupa.

AMARA SCOPERTA. «Dopo la notizia - si legge nel documento dei sindacati di polizia - che due poliziotti della Questura di Padova hanno contratto la scabbia e alcuni colleghi del Reparto mobile di Padova sono risultati positivi al test cutaneo della tubercolina, ieri, dopo l’invio di profughi nella Provincia di Lecco disposto dal ministero Dell’Interno, abbiamo fatto l’amara scoperta che anche la Questura di Lecco è diventata un nuovo Centro di identificazione ed espulsione».

LUNGHE INCUBAZIONI. «Di sicuro, chi li ha accolti non conosce le condizioni fisiche e non serve un luminare per capire che diverse patologie hanno lunghi periodi di incubazione e quindi sfuggono facilmente al primo controllo medico, ma di certo i poliziotti dovranno garantire l'ordine e la sicurezza». Situazione che «urta contro le più elementari norme di salvaguardia e di tutela sanitaria professionale. Insistere a minimizzare il rischio che le forze dell’ordine corrono svolgendo i servizi legati all’arrivo dei migranti è un atteggiamento non più sopportabile, di gravissima mancanza di rispetto e di considerazione non solo verso gli operatori, ma soprattutto verso le rispettive famiglie ed anche verso tutti gli altri cittadini».

PERICOLO COMUNE. «E’ ora di mettere la parola fine - conclude la nota dei sindacati di polizia - a questa situazione di precarietà e di pericolo comune e di mettere il problema delle centinaia di migliaia di migranti che arrivano in Italia nelle condizioni più disparate al primo posto dell’agenda politica. La situazione oramai sta diventando ingestibile!!!». «Volontariamente si mette a rischio la nostra incolumità e cosa peggiore quella dei nostri familiari e di conseguenza di tutti gli altri cittadini, che non vivono su un altro pianeta». «Per questi motivi invitiamo il sindaco di Lecco, gli esponenti politici e le testate giornalistiche a “bussare” al questore per venire a vedere di persona in quali condizioni lavorano i poliziotti».

19 settembre 2014