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Porfido da rimuovere: i maggiori esperti smentiscono il Comune

Lecco - Davvero il porfido su una via di transito, come viale Turati, è una follia? Davvero un'amministrazione comunale, rimuovendolo e bitumando la strada, provvede a sanare una situazione di disagio a tutto vantaggio dei cittadini e delle casse pubbliche? E' vero il contrario. E lo affermano i grandi architetti ed esperti di fama internazionale.

PREZIOSI CUBETTI. I romani lo chiamano sampietrino, e sono affezionati ai loro trafficatissimi viali lastricati in porfido al punto da mobilitarsi contro il sindaco Gianni Alemmano che ne voleva togliere qualche tratto. Anche altrove, come a Bergamo o a Bellinzona addirittura indicendo e stravincendo un referendum, i cittadini sono scesi in campo per difendere i preziosi cubetti. A Lecco, città che pretende di sedurre i turisti senza curarsi del proprio aspetto, per far stare tutti zitti è bastato raccontare che il porfido richiede manutenzioni più frequenti e più costose dell'asfalto. E' vero il contrario: lo ha spiegato l'ex assessore ai Lavori pubblici Stefano Parolari al nostro giornale, ma soprattutto lo affermano "addetti ai lavori" del calibro di Paolo Marconi (architetto e restauratore, professore ordinario di Restauro presso l’Università Roma Tre), Giorgio Muratore (architetto, professore ordinario di Storia dell’Architettura Contemporanea presso l’Università “La Sapienza”), Paolo Portoghesi (architetto, professore ordinario di Progettazione presso l’Università “La Sapienza”).

PESO DEL TRAFFICO. Cattedratici di indiscussa autorità e rinomanza che hanno sottoscritto un appello al sindaco Alemanno in difesa del porfido della via Nazionale, a rischio di rimozione, smentendo le motivazioni fornite dall'amministrazione capitolina. Nella sostanza, le stesse avanzate dal Comune di Lecco. Così, riguardo alla tesi secondo la quale i porfidi non reggono il peso del traffico veicolare, i professori affermano: "Le motivazioni addotte sono state più volte confutate da tecnici ed esperti di fama internazionale che hanno affermato esattamente il contrario, cioè che i sampietrini, delle giuste dimensioni (12x12cm. di testa, 18cm di altezza, 7x7cm di coda), se montati a regola d’arte, con una corretta dimensione dei giunti e con una sigillatura per così dire elastica, in modo da permettere piccoli spostamenti prodotti dalle sollecitazioni indotte dai pneumatici, risultano avere una eguale, se non maggiore, capacità di resistenza al traffico rispetto all’asfalto".

MENO LAVORI PUBBLICI. Maggior resistenza al traffico offerta dal porfido. Questo significa minor frequenza dei lavori pubblici, e minori esborsi dell'amministrazione pubblica a vantaggio delle imprese chiamate ad eseguire la manutenzione stradale. Chiariscono gli esperti: "L’unico fenomeno prodotto, al lungo andare, dall’attrito radente provocato dai veicoli sul selciato, consiste nell’arrotondamento della testa dei selci e non in un loro dissesto. La mancata opera di manutenzione ordinaria, che nel caso di via Nazionale non viene effettuata da più di dieci anni, produce sulle strada i dissesti che i cittadini ben conoscono. La pavimentazione in selci (i porfidi, ndr) ha bisogno di una manutenzione più dilazionata nel tempo rispetto all’asfalto che, a sua volta, necessita di interventi più frequenti senza i quali non garantirebbe una corretta funzionalità".

ESALAZIONI. Non è tutto. Il documento in difesa del porfido è sottoscritto da diversi soggetti ed enti oltre ai citati professori.Tra questi figura anche Italia Nostra, associazione notoriamente attenta alle tematiche ambientali. Già, perchè l'asfalto oltre a presentarsi cupo e anonimo, comporta qualche risvolto non precisamente salutare. Specialmente con l'innalzamento delle temperature conosciute negli ultimi tempi, aumentano le esalazioni causate dal surriscaldamento del bitume presente nell'asfalto. "Il sampietrino - si spiega nel documento - è sicuramente un elemento costruttivo molto più ecologico rispetto al conglomerato bituminoso, poiché permette di “lasciar respirare il terreno” grazie agli spazi tra un blocco e l’altro e, sottoposto a calore intenso, non rilascia fumi nocivi per la salute, in quanto costituito esclusivamente da pietra naturale". In conclusione, i porfidi di viale Turati, se posizionati in maniera adeguata e oggetto della necessaria manutenzione, comporterebbero minori interventi e disagi per i cittadini di quanto ne richieda l'asfalto. Poi si può anche buttar via la giacca buona e restare in canottiera per non doversi recare, ogni tanto, in tintoria...

PD ALL'ATTACCO. Invece secondo Mario Tavola, segretario del Pd cittadino, “il rifacimento del manto stradale è stato obbligato causa inagibilità della strada e per questioni di sicurezza dei cittadini, ovviamente ci spiace che si usino i soldi di tutti per porre rimedio a scelte azzardate di chi ha preceduto l’amministrazione Brivio”. “L’amministrazione Brivio, partendo dal grave degrado del manto stradale e dai problemi per la sicurezza viabilistica - ricorda Tavola - ha da subito promosso un intervento di posa dell’asfalto rosso (circa 30.000 euro), la cattiva posa da parte della ditta è stata risolta dal ripristino a spese della ditta stessa con asfalto nero. Ora è in corso il secondo intervento di posa dell’asfalto nero (circa 50.000 euro), il terzo intervento di posa dell’asfalto nero (circa 70.000 euro) è programmato per novembre 2011. È importante precisare che l’asfalto nero garantisce maggiore resistenza e più facilità nella manutenzione, si è quindi optato per il materiale più idoneo per il tipo di strada”. Secondo l'esponente piddino, "ora si deve porre rimedio ad un grave danno causato dall’ex sindaco Lorenzo Bodega e dall’ex assessore ai Lavori Pubblici Giulio De Capitani, senza dimenticare l’ex sindaco Antonella Faggi supportata dal Pdl". “Bisognerebbe chiedere i danni - conclude Tavola -: sarebbe una scelta a dir poco lecita!”.

Nella foto: i lavori in viale Turati a Lecco.

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26 ottobre 2011