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Il Comune di Lecco e quello spiacevole odore della minestra riscaldata sopra la stufa

Lecco - L'altro giorno passando davanti a Palazzo Bovara mi è parso di avvertire il lezzo inconfondibile che promana dalle case dove vivono certi vecchi: un odore di minestra avanzata il giorno prima e riscaldata sulla stufa, per risparmiare il gas. Usi e costumi del Belpaese dove non ci sono solo i Fazio e i Crozza, ma molti altri che concludono una vita tra gli stenti, nella guerra quotidiana con quanto resta della pensione prima di arrivare a fine mese.

Dunque, un odore che è testimone di ristrettezze, ma in qualche caso anche di pitoccheria. Certamente nessuno stava cucinando in Comune, non era l'ora e neppure il luogo. Da dove proveniva l'effluvio pauperista? Ci misi un po' a collegare la sensazione con l'immagine che mi ero fatta di Palazzo Bovara alla luce di certe notizie. La suggestione, a volte, gioca strani scherzi: quell'odore era frutto di un'associazione di idee, come se gli ultimi slanci solidali in soccorso dell'amministrazione locale avessero lasciato una scia olfattiva.

Ho appreso che l'amministrazione comunale non intendeva sborsare una lira per la pulizia della statua di San Nicolò, patrono della città, ridotta in condizioni indecorose. E neppure scucire un quattrino per sostituire due canestri da basket fatiscenti, rimossi per sicurezza, nei giardinetti delle case Gescal di Germanedo. Ci hanno messo una toppa, rispettivamente, Appello per Lecco e l'Acel, accollandosi la spesa non certo proibitiva dei due interventi.

Cosa costeranno quei lavori? Forse meno del patrocinio a un paio di blateranti convegni e del contributo a qualche irrinunciabile associazione. Ma il punto è un altro. L'amministrazione comunale di un capoluogo di Provincia può permettersi di raccontare in giro che non ha soldi per una nettatina al patrono e per il cambio di due canestri?

Povera Lecco, capoluogo di che? Di una provincia dell'Uganda? Possibile che il sindaco Virginio Brivio non si renda conto di come esca svilita l'immagine di una città che si affida ad oboli e collette? E pensare che l'odore di minestra riscaldata fa così a pugni con le linee maestose dell'ottocentesco palazzo che ospita il Comune...

Alessandra Consonni

18 ottobre 2013