Invia articolo Stampa articolo
Lecco, ancora buio sulle famose “minacce mafiose” a Brivio

BUIO SULLE “MINACCE”. Lecco - Sei mesi fa le presunte minacce mafiose al primo cittadino di Lecco. Minacce diventate subito famose, per lo scalpore allora suscitato dalla decisione di Virginio Brivio di girare con un vigile come scorta. Ad oggi, non risulta che quanto pubblicato dagli organi di informazione abbia dato seguito a condanna e neppure a denunce.

NEL MIRINO. Nel novembre dell'anno scorso Lecco ha scoperto di avere un primo cittadino "nel mirino". Brivio, infatti, ha raccontato di minacce subìte dopo il rifiuto di rinnovare la licenza a un bar gestito da persone che avrebbero un legame di parentela con una nota famiglia calabrese. Gli avvertimenti sarebbero stati fatti al sindaco di persona, via mail e su facebook: circostanze, dunque, che consentirebbero l'immediata identificazione dei colpevoli.

DENUNCIA DI PARTE. Il reato di minaccia, eccezion fatta per la sussistenza di alcune aggravanti, è perseguibile solo a querela della parte offesa. Dunque, per permettere agli inquirenti di incriminare gli autori dei presunti comportamenti minatòri, Brivio avrebbe dovuto sporgere formale denuncia ma da Palazzo Bovara questa notizia non è mai arrivata.

SCORTA AL PEPERONCINO. A tutt'oggi non si conoscono eventuali azioni giudiziarie relative alla faccenda delle minacce. Non si sa neppure se Brivio, dopo essere balzato agli onori delle cronache per la sua "vita sotto scorta", si faccia ancora accompagnare da un agente di quella Polizia locale di Lecco che, peraltro, ha la particolarità di essere disarmata (per l'esattezza, i vigili lecchesi sono dotati di spray al peperoncino, ma non delle armi da fuoco di ordinanza).

14 maggio 2013