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Strage di Lecco, dal Comune lapide “proditoria” sui 16 fucilati

Lecco - Una targa "revisionista" sostituisce quella precedentemente apposta sul muro dello stadio cittadino, in ricordo dei 16 giovani militari della Rsi fucilati da partigiani stalinisti il 28 aprile 1945. La nuova lapide giustifica i fucilatori: le vittime vengono accusate di tradimento per una "proditoria sparatoria" verificatasi dopo aver issato bandiera bianca. Tesi smentita da serie testimonianze, a cominciare da quella del coraggioso "resistente" e mitico scalatore Riccardo Cassin.

CONTRO LE VITTIME. In un certo senso, "proditoria" risulta proprio la lapide del Comune di Lecco, poichè tradisce il significato di quella precedente ed è forse l'unica nella storia civile che "spara" contro delle vittime, delle quali, persino, si censurano i nomi. Un testo che cozza con le due principali testimonianze, raccolte proprio dal Corriere di Lecco nel corso della polemica iconoclasta sulla lapide ai fucilati: l'intervista di Riccardo Cassin a Patria Indipendente, mensile dell'Anpi, del dicembre 2002; la relazione del sacerdote Giovanni Brusa, allora rettore del Santuario della Vittoria, nella cui cripta riposano le salme di alcuni di quei militari giustiziati. Il grande alpinista Riccardo Cassin fu testimone oculare dei fatti, poichè partecipò in prima fila alla battaglia di Lecco contro quei combattenti della Repubblica sociale italiana. Monsignor Brusa, invece, fu testimone dell'esecuzione e confessore delle vittime.

TESTIMONIANZA DI CASSIN. "Io stesso - dichiarò Cassin nell'intervista - venni ferito il mattino del 27, mentre dalla massicciata della ferrovia sparavo con un bazooka sui repubblichini asserragliati in un caseggiato. Caddero altri amici, Italo Casella, Angelo Negri, il liceale Alberto Picco, prima della resa degli assediati. Farfallino e altri tre saltarono su per la gioia: vennero fulminati sul posto da una raffica. In un'ala del fabbricato non si erano accorti che il loro comandante aveva esposto la bandiera bianca". Dunque, testimonia Cassin, da quell'ala del fabbricato la bandiera bianca non si vedeva: chi continuò a sparare non lo fece "proditoriamente", ma solo perchè non sapeva della resa.

TESTIMONIANZA DEL SAC. BRUSA. "Avuto sentore di quanto stava per accadere a 16 dei 160 giovani catturati in combattimento - scrisse il rettore della Vittoria - mi sono dato premura, con l'aiuto di Monsignore Giovanni Borsieri Prevosto di Lecco, di avvicinare i Comandi locali e superate tutte le difficoltà, abbiamo potuto portare i conforti religiosi. Non vi posso dire la gioia di questi bravi giovani quando si son visti vicino a loro il Sacerdote di Dio. Tutti si sono Confessati ed hanno ricevuto la Santa Comunione pochi istanti prima della morte". Mons. Brusa, in quanto confessore, era nella condizione di conoscere le colpe di quei soldati mandati a morte: se fossero stati dei "Giuda", colpevoli di omicidio con tradimento, ben difficilmente li avrebbe definiti "bravi giovani".

MISTERIOSO TRIBUNALE. Un particolare dettaglio emerge dalla lapide riveduta e corretta: il richiamo enfatico alla sentenza emessa da un preteso "tribunale di guerra" del Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia. Tuttavia, di questo misterioso tribunale non si conoscono i componenti, non si sa chi fosse il presidente e men che meno l'improbabile difensore. D'altro canto, si dice che giudice e giurati, con tanto di fazzoletto rosso al collo, fossero spuntati solo a battaglia conclusa.

LA NUOVA TARGA. Questo il testo della nuova targa: In questo luogo, il 28 aprile 1945, avvenne la fucilazione di 16 ufficiali e sottufficiali della Repubblica Sociale Italiana, Gruppo Corazzato "Leonessa" e del Battaglione "Perugia", decisa dal Tribunale di guerra del Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia a seguito del comportamento tenuto dagli stessi il giorno precedente, nella cosiddetta battaglia di via Como, a Lecco. I militi e i loro sottoposti si erano resi responsabili dell'esposizione della bandiera bianca di resa, alla quale seguì invece una proditoria sparatoria che costò morti e feriti tra i partigiani.

I link alla testimonianza di Riccardo Cassin:
http://anpi.it/b159/
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/riccardo-cassin/

Sul fatto storico vedi anche:
https://www.corrieredilecco.it/dettaglio.php?id=MTkxMg==&idc=Mg==&idc2=&titolo=19793Strage+di+Lecco%2C+ancora+menate+sulla+targa+ai+fucilati+della+Rsi

Nella foto, la "vecchia" lapide rimossa e sostituita.

17 aprile 2013