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Messa beat a Lecco: Rusconi si spiega

Lecco - Il musicologo lecchese Angelo Rusconi, il cui nome è anche legato all'opera di riscoperta del canto liturgico nella tradizione cattolica, ha preso parte alla serata dedicata alla cosidetta messa beat nella chiesa di Pescarenico (articolo nella sezione Chiesa). Nessuna "conversione" a rovescio: ribadendo le proprie convinzioni sulla necessità di una fede seria e consapevole, il presidente di Res Musica chiarisce tutto in una lettera che volentieri pubblichiamo (i titolini sono nostri).

ILLUSIONI SOCIALIZZANTI. Gentile direttore, leggo ora la recensione serata beat a Pescarenico, apparsa ieri sul "Corriere di Lecco". Si tratta di un commento abbastanza equilibrato, anche se mi sembra doveroso contribuire con qualche precisazione in più sia in merito alla serata sia alla mia partecipazione. In particolare tengo a sottolineare che il parroco ha spiegato che ciò che sembrava accettabile nel clima degli anni '60 oggi non lo sarebbe più; istruttive sono state alcune riflessioni fatte proseguendo il discorso a livello personale: i complessini favorirono per qualche tempo un grande afflusso negli oratori, ma, passata la moda, anche questo si esaurì. Il che dimostra, mi pare, che quando ci si illude di "attirare i giovani" con modalità che sono più esperienze socializzanti che esperienze di fede non si va da nessuna parte. E questa dovrebbe essere una lezione anche per l'oggi, invece spesso si insiste su modelli che hanno dimostrato tutta la loro impotenza e fragilità.

CHITARRE DI BUGNINI. Venendo alla mia partecipazione, che avrà sorpreso non poche persone, mi fa piacere avere l'occasione per spiegarne le ragioni. In primo luogo l'interesse per il periodo che sta fra la fine del Concilio Vaticano II e la riforma liturgica di Paolo VI: ad esempio, la messa beat (non la primissima, ma quella che fece scalpore e realmente creò il fenomeno) è del 1966, cioè è posteriore alla chiusura del Concilio, ma anteriore alla riforma liturgica (1969-70). Quando si apprende (lo testimonia mons. Bartolucci) che il grande sostenitore della "messa con le chitarre" era mons. Bugnini, cioè il creatore del nuovo Messale, si comprende come negli anni del postconcilio si sia messa in moto una macchina poderosa che spingeva in una certa direzione e che certamente condizionò gli atti successivi (si dovrebbe ad esempio ragionare sull'istruzione "Musicam sacram", che esce nel '67, un anno dopo la Messa beat).

MESSA ORIZZONTALE. In secondo luogo, la mia presenza ha avuto lo scopo di salvaguardare l'equilibrio dell'impostazione: si sono dette delle ragioni in favore, ma si ë anche detto che una Messa musicale di tal genere riflette una concezione completamente orizzontale e autoreferenziale per cui la comunità diventa l'unico interlocutore di se stessa. E ancora si è evidenziato come, di fronte a questo fenomeno, la Chiesa non abbia saputo avviare un reale lavoro per dotare la liturgia nuova in italiano di un repertorio musicale adeguato, abbandonandola all'improvvisazione e alla generica demagogia di una "partecipazione attiva" maldestramente intesa. Un problema che a 50 anni dal Concilio resta aperto. Grazie dell'attenzione, cordialmente

Angelo Rusconi

Nella foto: una immagine della serata nella chiesa di Frà Cristoforo.

23 aprile 2013