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Prima giornata con l'Iva al 21%, ma non se n'è "accorto" nessuno

Lecco - Nessun muso lungo, dall'Iperal di Colico all'Esselunga di Casatenovo. I lecchesi escono dagli ipermercati con il carrello del sabato, ricolmo di ogni ben di Dio, e con lo stato d'animo delle volte precedenti.

FAMIGLIE AL RIPARO. Il temuto rincaro dell'Iva, sollecitato e applaudito da Giorgio Napolitano, non ha messo in croce le massaie. Il governo, adottando la misura nella Manovra, ha avuto la premura e l'accortezza di metterne al riparo, per quanto possibile, le famiglie: lo scatto dell'aliquota Iva dal 20 al 21%, infatti, non incide sull’acquisto dei beni di prima necessità. Nessun rincaro sarà così giustificabile per gli alimentari e le bevande, le spese della sanità, dell'istruzione, della casa, cioè tutti quegli ambiti in cui si applica l’Iva al 10% o al 4%, o non viene applicata del tutto.

ALIMENTARI IMMUTATI. Restano, pertanto, immutati i prezzi di pane, carne, latte, pasta giornali, tutti prodotti di largo consumo con Iva al 4%, o di servizi con Iva al 10%, come le tariffe dell’elettricità e del canone Rai. Senza sbalzi anche l’Iva sulle consumazioni al bar o al ristorante: nel caso del caffè, però, il rincaro si registrerà per il macinato al supermercato o nei negozi.

STUDIO DELLA CGIA. E gli aumenti casuati dall'Iva al 21%? In primo luogo ne risentirà il prezzo della benzina, delle auto, della telefonia portatile, dell'abbigliamento e dell'arredamento. Tutto sommato, un incentivo ad affrontare la crisi con maggior morigeratezza. Dagli studi della Cgia di Mestre risulta che l'aumento dell'aliquota dell'Iva costerà in media alle famiglie 92 euro in più all’anno: molto, ma molto meno delle cifre azzardate in questi giorni specialmente da politici dell'opposizione.

17 settembre 2011