Invia articolo Stampa articolo
'Ndrangheta a Lecco? Ma il boss della coca è una marocchina

Lecco - Grande scalpore per le minacce che il sindaco Virginio Brivio avrebbe ricevuto dopo il mancato rinnovo della licenza a un locale sospettato di infiltrazioni della 'ndrangheta. Ma nel Lecchese le presenze criminali più inquietanti restano quelle straniere, come dimostrato anche dall'arresto della cosiddetta Venere nera, boss della droga.

ARTICOLATA ORGANIZZAZIONE. A soli 26 anni, Laila B. viene definita dagli inquirenti "capo di una complessa ed articolata organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina". Chiamata Venere nera per la sua bellezza, la donna, latitante, è finita nella rete dei carabinieri della Compagnia di Lecco, agli ordini del capitano Francesco Motta. Dopo lunghi pedinamenti, nella serata di giovedì i militari hanno fatto scattare il blitz: l'auto della straniera, condotta da un complice, un marocchino clandestino, è stata bloccata a Calusco D’Adda (BG).

7 CELLULARI E 1 PALMARE. Immediato il riconoscimento della donna, nonostante avesse fornito documenti abilmente falsificati. Nella vettura sono stati trovati oltre 20 grammi di cocaina già suddivisa in dosi, un passaporto ed un permesso di soggiorno contraffatti, nonchè ben 7 telefoni cellulari utilizzati per mantenente i contatti ed un computer palmare.

PERMESSO PREMIO. La trafficante era già stata arrestata proprio dai carabinieri di Lecco nel 2010, a conclusione dell’operazione antidroga denominata "Venere nera”. I militari credevano di avere assicurato alla giustizia i componenti del sodalizio criminale, ed in particolare il loro boss, ovvero l’avvenente marocchina all’epoca 24enne, ma erano stati troppo ottimisti. Alla magrebina, detenuta nel carcere di Bergamo, infatti, venne concesso un permesso premio di 9 giorni per svolgere attività di volontariato e lei non aveva più fatto rientro in carcere, rendendosi latitante e riprendendo la sua attività criminale.

 

12 novembre 2012