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Oggetto di minacce mafiose? Adesso Brivio vada a denunciare

Lecco - Palazzo Bovara conferma: Virginio Brivio non ha ancora sporto formale denuncia per le minacce che avrebbe ricevuto dopo il mancato rinnovo della licenza a un locale pubblico. Dagli stretti collaboratori del sindaco non viene neppure data per certa la eventualità che il primo cittadino lecchese presenti una querela.

QUERELA DI PARTE. Il reato di minaccia, eccezion fatta per alcune aggravanti, è perseguibile a querela della parte offesa. Brivio, a quel che è dato sapere, avrebbe consegnato in Questura le mail dai contenuti che ritiene minacciosi e raccontato alle forze dell'ordine di alcune frasi che gli sarebbero state rivolte. A tutt'oggi, però, il sindaco non ha presentato formale denuncia. Com'è noto, ora Brivio si fa accompagnare da un agente della Polizia locale di Lecco che, a differenza di moltre altre polizie locali, ha la particolarità di essere disarmata (per l'esattezza, i vigili lecchesi sono dotati di spray al peperoncino ma non delle armi da fuoco di ordinanza).

POLVERONE SULLE MAFIE. Intanto si alimenta il polverone sulla presenza mafiosa nel Lecchese. A parte gli epigoni della nota famiglia calabrese (che avrebbe avuto un legame col locale a cui Brivio ha negato il rinnovo della licenza), il baraccone mediatico ha immediatamente enfatizzato la "emergenza mafiosa" tra Lecco e provincia. A testimonianza della infiltrazione mafiosa nel territorio, i media nazionali citano episodi che nulla hanno a che vedere con le mafie, come la vicenda dei proiettili inviati al sindaco leghista di Oggiono, Roberto Ferrari: per quelle minacce sono stati denunciati i membri di una famiglia di emigranti sardi che si ritenevano danneggiati da alcune decisioni amministrative.

Nella foto: Virginio Brivio, con la fascia, durante una inaugurazione.

11 novembre 2012