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23 anni per riscuotere soldi dovuti dallo Stato

Garlate - Alla Fratelli Greppi, azienda ben conosciuta nel Lecchese, sono arrivati i soldi dovuti dal ministero. Peccato che ci sia voluto un ventennio, oltre all'interessamento di Confcommercio e di un deputato.

CONTRIBUTO PER INVESTIMENTI. Un’odissea assurda e immotivata durata 23 anni. E che ancora oggi porta con sè degli strascichi. Una vittoria dovuta alla determinazione e alla forza dei titolari della Fratelli Greppi e anche al supporto di Confcommercio Lecco (a cui l’azienda è associata) e all’ interessamento dell’onorevole Raffaello Vignali. Il “pasticcio” è legato a un finanziamento (L121/1987) chiesto e ottenuto, sulla carta, 23 anni fa dalla Fratelli Greppi srl di Garlate. Il contributo per l'investimento effettuato nel 1989, pari a 338 milioni di lire, è stato liquidato dal ministero soltanto a metà ottobre 2012 (161mila euro).

CONTATTO SETTIMANALE. A raccontarci la battaglia è Fulvia Greppi che ha seguito in prima persona la vicenda: “Quando ho saputo che il contributo era stato liquidato non volevo crederci: è da due anni che puntualmente ogni settimana contatto il ministero per avere notizie sulla nostra vicenda! Credo sia il risultato per aver difeso un nostro diritto (che avrebbe dovuto essere rispettato normalmente). Altrimenti purtroppo vincono sempre loro. E dico di più. Ora che abbiamo visto liquidato il capitale che ci spettava intendiamo andare avanti per ottenere gli interessi che ci sono dovuti”.

EROGAZIONE REVOCATA. Poi ripercorre alcuni dei passaggi salienti della vicenda: “23 anni fa abbiamo presentato questa domanda legata all’innovazione tecnologica L.121/1987. Mancava sempre qualche documento, una burocrazia costosissima e interminabile, ma soprattutto poco trasparente. Alla fine siamo riusciti a completare il tutto ed ottenere il contributo. Un giorno però riceviamo un telegramma di notifica che ci informava che la pratica  di erogazione era revocata. Non era possibile: poiché l’investimento, che prevedeva l’adozione di un programma informatico di integrazione delle diverse postazioni ed aree presenti in azienda, era stato interamente attuato e la pratica presentata correttamente. Abbiamo deciso di far valere il nostro diritto. Il documento che ci dicevano mancare in realtà non era mai stato a noi richiesto”. E aggiunge: “In questi anni abbiamo innovato tecnologicamente l’azienda almeno altre due-tre volte, ma abbiamo sempre dovuto conservare il materiale, ormai obsoleto, per cui abbiamo chiesto il finanziamento dal server alle postazioni terminali/pc. Oggi occupano un intero piano!”.

SCONSIGLIATA DAL PROSEGUIRE. Assistita da un studio legale di Roma, dopo che molti l’avevano sconsigliata dal proseguire la battaglia, la Greppi ha sostenuto le proprie ragioni in numerose sedi fino alla sentenza del Consiglio di Stato che nel 2009 ha dato ragione all’azienda garlatese. “Pensavo fosse finita… e invece non sapevo che sarebbe stata ancora lunga. E’ in quella fase che mi sono rivolta a Confcommercio Lecco, a cui comunque avevo già segnalato la situazione, e grazie a loro ho potuto sottoporre la mia vicenda all’onorevole Vignali che si è interessato alla questione”.

NORMALE DIRITTO. Dopo altri tre anni di peripezie finalmente lo scorso 16 ottobre il capitale è stato liquidato: “Ma ora chiediamo gli interessi. Resta l’incredulità della vicenda e una profonda amarezza per come siamo stati trattati nel rapporto Stato/utente. Ci siamo spesso trovati davanti a un muro di gomma, senza mai aver risposte precise sui tempi di erogazione. Oggi quando sento parlare di incentivi o bandi sono scettica: l’esperienza che abbiamo vissuto è stata dura. E’ servita molta determinazione per andare avanti contro tutto e tutti. Anche perché ogni mese mi chiedevo: perché devo pagare l’F24 quando lo Stato non mi riconosce quello che dovrebbe essere un mio normale diritto?”.

SCARSO RISPETTO. “Siamo contenti che finalmente il contributo a cui aveva diritto la nostra associata sia arrivato e siamo soddisfatti di avere potuto dare una mano con il nostro intervento – commenta il direttore di Confcommercio Lecco, Alberto Riva -  Al di là del riconoscimento della caparbietà e della determinazione degli imprenditori, non si può non rimarcare l’assurdità della vicenda. Con questi atteggiamenti lo Stato dimostra scarso rispetto per chi investe e crea lavoro. La burocrazia e le lungaggini del pubblico sono insopportabili e non più sostenibili”. Dal canto suo il parlamentare Raffaello Vignali evidenzia come “lo Stato che pretende puntualità nei pagamenti deve essere altrettanto puntuale a pagare i suoi debiti alle imprese: è una questione di diritto prima che di economia”.

30 ottobre 2012