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L'Iva e i conti dei commercianti: “Così Monti stritola l'economia”

Lecco - Non è dato sapere perchè lo stia facendo, nè si comprende perchè glielo lascino fare, ma il cosiddetto governo tecnico sta stritolando l'economia nazionale: la pensano così i commercianti lecchesi che, dopo l'aumento dell'Iva deciso da Mario Monti, presentano dati allarmanti.

NORMA INIQUA. Il direttore di Confcommercio Lecco, Alberto Riva, fa il punto della situazione. "Basta fare due conti - afferma - per capire che la norma sarà iniqua e affosserà la domanda interna: con l'aumento dell'Iva ci aspettiamo consumi in calo per almeno 5 miliardi di euro". La conferma, seppure dimezzata, dell'incremento delle aliquote Iva a valere dal primo luglio 2013 - aliquota ordinaria dal 21 al 22% e agevolata dal 10 all'11% - e la riduzione delle aliquote Irpef dal 23 al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27 al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro) determineranno congiuntamente maggiori risorse per le famiglie pari a 1,5 miliardi di euro circa per l'anno 2013 e minori risorse per le famiglie pari a 2 miliardi di euro per il 2014.

CRESCITA A PAROLE. Un primo conteggio, elaborato dall’Ufficio Studi di Confcommercio, che mostra in tutta la sua drammaticità la portata della scelta del governo. “Abbiamo appreso la notizia dell’incremento dell’Iva con stupore, rammarico e tanta rabbia – sottolinea Riva –. Davvero è difficile provare a giustificare una decisione che rappresenta un colpo pesantissimo per le imprese e per i cittadini”. E prosegue: “Questo conteggio dell’Ufficio Studi non considera ulteriori restrizioni in termini di minori detrazioni e deduzioni nonché il blocco degli aumenti retributivi nella pubblica amministrazione. Il provvedimento è iniquo rispetto all'attuale situazione in quanto circa 10 milioni di contribuenti che cioè già oggi non pagano l'Irpef non avranno alcun giovamento dalla riduzione delle aliquote e poi pagheranno prezzi più alti con riduzione del potere d'acquisto. Purtroppo questo esecutivo tecnico si conferma bravissimo a parlare di crescita…. ma solo nei titoli dei provvedimenti. In realtà sta lentamente stritolando il Paese, la parte produttiva e i cittadini”.

EROSO IL RISPARMIO. Poi Riva si sofferma sullo scambio Irpef-Iva: “I 5 miliardi di minori imposte dovute all'Irpef vengono largamente mangiati dall'incremento dell'Iva. Su base annua questo incremento vale circa 7 miliardi e quindi per metà anno vale 3,5 miliardi di euro; tuttavia, e veniamo al difetto capitale della manovra, la modifica di tutti i prezzi dovuta all'incremento dell'Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un'inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d'acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie”. Per l’Ufficio Studi di Confcommercio è verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%). Ovviamente gli effetti sul 2014 sono ben peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (quindi da +0,5 a +0,1 -0,2%, e questa è una previsione ottimistica).

SCENARIO DEPRESSO. L'inflazione nel 2014 passa dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva. Tenuto conto dei diversi effetti - al netto di ulteriori riduzioni di reddito disponibile derivanti da provvedimenti specifici - nel 2014 la perdita dei consumi correnti dovrebbe collocarsi tra 5 e 7 miliardi di euro rispetto al già depresso scenario di base. Quindi Riva esorta a far pagare sul serio i costi della crisi anche ai potenti e ai soliti intoccabili: “Tutte le categorie del commercio sono preoccupate: in un momento di difficoltà come questo sarebbero altre le strade da percorrere attuando davvero la spending review, tagliando le spese inutili e i costi della burocrazia, recuperando in modo serio l’evasione fiscale”.

Nella foto: Alberto Riva.

12 ottobre 2012