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Il Lecchese sale all'ottavo posto nazionale nell'export di acciaio

Lecco (Lècch) - La provincia di Lecco ha guadagnato due posizioni nella classifica nazionale dell'export di acciaio, nonostante un calo del 6,6%.

Lecco è stata, nel 2023, l’ottava provincia italiana per export di prodotti della siderurgia, tubi e altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio, guadagnando così due posizioni nella classifica nazionale dei poli siderurgici rispetto al 2022.

Questo nonostante abbia fatto registrare un calo delle esportazioni in valore del 6,6%, scese a 1,02 miliardi di euro; una variazione negativa ben al di sotto della media nazionale. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi siderweb, su elaborazione di dati Istat.

In particolare, spiega Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, «le esportazioni di altri prodotti della prima trasformazione dell’acciaio, che rappresentano il 45,2% del totale, sono calate del 19,2%, mentre quelle di tubi sono aumentate del 4,4% e quelle dei prodotti della siderurgia sono cresciute del 15%. Le vendite nei Paesi Ue, che rappresentano il 65,3% del totale, sono diminuite del 14,8%, mentre quelle nei Paesi extra Ue sono cresciute del 14,3%».

In generale, nel 2023 è sceso del 16,9% l’export italiano di acciaio. Il valore è passato dai 28 miliardi del 2022 ai 23,2 miliardi di euro dello scorso anno. I volumi, però, sono rimasti sostanzialmente stabili a 16,2 milioni di tonnellate, dopo il calo tendenziale del 6% registrato nel 2022. La variazione negativa è dunque dovuta in toto alla diminuzione dei prezzi.

Dopo due anni consecutivi di crescita seguiti al crollo del 2020 (+51,7% del 2021 e +23,8% del 2022), le esportazioni in valore di acciaio sono quindi tornate a scendere. Un calo che è stato leggermente più marcato se si guarda solo ai primi 20 poli siderurgici italiani: l’export è diminuito del 17,6%, fermandosi a 19,4 miliardi di euro. 

La top 3 è rimasta invariata: al primo posto c’è ancora la provincia di Brescia, seguita da Udine e Mantova. Variazioni negative significativamente più alte della media sono state registrate dai poli di Terni (-39,2%), Genova (-35,3%), Aosta (-29,3%) e Brescia (-26,1%). L’unico polo con il segno più è quello di Bergamo (+16,2%), incentrato sulla produzione di tubi senza saldatura.

«Questi dati confermano il consolidamento della geografia dei poli produttivi dell’acciaio italiani che si è venuta a creare dopo la grande crisi del 2008 - commenta ancora Tosini -. Tale processo traspare, oltre che dall’andamento della produzione, anche da quello delle esportazioni, che hanno registrato una riduzione molto più marcata nelle province dove sono o, meglio, erano presenti le aziende siderurgiche di maggiori dimensioni. Infatti, nel 2023 rispetto al 2008, le esportazioni di prodotti siderurgici della provincia di Taranto (dove si trova Acciaierie d’Italia) sono diminuite dell’81,3%, relegandola all’ultimo posto nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani. Le esportazioni della provincia di Torino (dove c’era lo stabilimento Thyssenkrupp, ora chiuso) sono diminuite del 39,1%, provocando la perdita di otto posizioni nella classifica dei primi 20 poli siderurgici italiani. Le esportazioni della provincia di Livorno (dove opera JSW Steel Italy) si sono ridotte del 60,6%, causando l’esclusione dai primi venti poli siderurgici italiani».

28 marzo 2024