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"Cie, dalla sinistra cinica demagogia"

di LORENZO BODEGA*. Pare che, in alcune canoniche circostanze, una parte politica non possa fare a meno di rovesciarci e rovesciarsi addosso un copioso profluvio di frasi fatte, slogan rituali e approssimative sentenze.

DIRETTIVE COMUNITARIE. Ne riceviamo ulteriori conferme trattando della gestione degli ingressi stranieri, argomento che suscita riflessi condizionati come il martelletto del dottore sul ginocchio del paziente! Lo stimolo, in questo caso, deriva dal recepimento da parte del governo italiano di due direttive comunitarie, dei cui testi ci sentiamo di raccomandare la lettura integrale. Tale semplice ma prezioso accorgimento avrebbe forse suggerito una maggior continenza verbale, a partire dal carosello di spauracchi agitati in questi giorni da esponenti politici o politicizzati.

CARCERI A CIELO APERTO. E davvero colpisce che, contestualmente al varo della normativa originata dalle due direttive, si sia alimentato financo un movimento di pressione, che ha per sigla il gioco di parole “lasciateCIEntrare”, e che invoca il libero ingresso dei giornalisti nei Centri di Identificazione ed Espulsione. Il tutto, in nome della Costituzione. O meglio: in nome di quell'art. 21 il quale, in verità, proibisce le censure preventive e reprime le pubblicazioni contrarie al buon costume ma non fa cenno della circostanza in oggetto. Anche qui, mi ripeto, un esercizio di lettura della direttiva europea di cui sopra (si tratta della 2008/115/CE) risulterebbe illuminante. La consiglio caldamente pure al capogruppo dell'Italia dei Valori, senatore Felice Belisario che, dopo aver tirato in ballo i lager, ha definito in varie occasioni “carceri a cielo aperto i Cie di tutta Italia”.

TUTTO DI EUROPEO. Ebbene, se il senatore Belisario avesse letto la direttiva comunitaria non troverebbe nulla di nazista ma tutto di europeo nella sua similitudine tra carceri e centri di identificazione ed espulsione. Infatti, all'art. 16 comma 1, vi viene specificato che il trattenimento dei clandestini può avvenire negli appositi Cie o, precisamente, negli istituti penitenziari con il solo accorgimento, in tal caso, di mantenerli separati dai detenuti ordinari. Questo, colleghi senatori, è quanto consente l'Europa e ciò che, tuttavia, il nostro governo non si spinge a prescrivere, preferendo per zelo umanitario disporre la collocazione degli immigrati irregolari in luoghi diversi dal carcere.

SINDACALISTI FNSI. Ai sindacalisti della Federazione nazionale della stampa, impegnati nella campagna per il libero ingresso dei giornalisti nei Cie, verrebbe così da domandare: a quanti di loro e dei loro colleghi, e dove, è mai consentito il via-vai in prigioni e luoghi affini? E tuttavia, qualora il ministro lo giudicasse opportuno, ovvero congruo alle primarie esigenze di sicurezza dei luoghi e di riservatezza delle persone ivi trattenute, penso che la stessa istanza dei sindacalisti della Fnsi potrebbe trovare accoglimento nei modi e con le garanzie dovuti.

STRANIERI COMUNITARI. Che dire, poi, del preteso scandalo costituito dai paletti alla libera circolazione di cittadini europei sul suolo comunitario? Tutto scritto, sancito proprio da Bruxelles. Leggasi l'articolo 27 della direttiva 2004/38/CE, laddove si stabilisce che “gli Stati membri possono limitare la libertà di circolazione di un cittadino dell'Unione o di un suo familiare per motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza e sanità pubblica”. Principio recepito dalla normativa nazionale in oggetto, la quale specifica come a carico dello straniero comunitario da allontanare debbano riscontrarsi “comportamenti che costituiscono minaccia concreta, effettiva e sufficientemente grave ai diritti fondamentali della persona, ovvero all'incolumità pubblica”.

INGRESSI LIBERI E ASSISTITI. Forse queste misure suscitano tanta avversione in certa parte politica poichè vengono mentalmente associate alle richieste di cui il nostro Movimento non da oggi si fa portatore: ragioniamo, semmai, sul fatto che tali istanze appartengono non solo alla deprecata “cultura leghista” bensì alla cultura giuridica e sociale dei paesi europei. Entriamo, finalmente, nel capitolo dei fatidici rimpatri che suscita la veemente riprovazione di quanti vagheggiano ingressi liberi e assistiti. Buonsenso oggettivo, premura verso la propria gente e onestà intellettuale nei confronti di chi nutre fuorviate attese, motivano gli allontanamenti dal suolo nazionale di immigrati privi dei requisiti richiesti.

STRUMENTI ADATTI. La circostanza risulta all'art. 3 della menzionata direttiva 2008/115/CE, con tanto di nulla osta (articolo 3) al rimpatrio del cittadino di paese terzo, specificando che ciò avviene “sia in adempimento volontario di un obbligo di rimpatrio, sia forzatamente”. Il decreto del governo provvede al perfezionamento degli strumenti atti a tale scopo, riconosciuti come convenienti in sede comunitaria, adattandoli alle esigenze reali. Tra questi è emersa la opportunità di procrastinare sino a 180 giorni il trattenimento di immigrati irregolari.

RIFIUTO DEL CLANDESTINO. Ebbene, tra quanti spacciano questa misura come una sorta di arbitraria detenzione di 6 mesi, qualcuno s'è preoccupato di specificare che, ordinariamente, la permanenza nei Cie non potrà eccedere i complessivi 30 giorni? Che la proroga successiva di un altro mese, motivata da gravi difficoltà di identificazione, sarà richiesta e ottenuta dal questore presso il giudice? Che tale meccanismo di garanzie verrà ulteriormente applicato alle proroghe successive? E che, in buona sostanza, il prolungamento della permanenza non può addebitarsi a malevolenza di legislatori, tutori dell'ordine e magistrati, bensì al rifiuto opposto dal clandestino nel fornire elementi atti alla propria identificazione?

VITTIME DELLE DEMAGOGIA. Mi rammarico, e concludo, che sui temi dell'immigrazione risulti sempre faticoso sfrondare la discussione dagli artifizi della propaganda. Noi crediamo di aver guardato alla sostanza delle proposte normative in esame. Ne abbiamo maturato la nostra valutazione positiva, riconoscendone l'idoneità a coniugare l'efficacia nell'azione dello Stato e un valido patrimonio di garanzie. Diritti che condividiamo, al pari dell'intero provvedimento, perchè attribuiti a soggetti deboli, che una cinica demagogia riduce spesso a vittime di ingannevoli aspettative.

*Senatore di Lecco, vice presidente del gruppo Lega Nord a Palazzo Madama

5 agosto 2011