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Immigrati? A Lecco non c'è più lavoro: gli stranieri se ne vanno

ADDIO IMMIGRATI? Lecco - La visita di Cécile Kyenge nel Lecchese, con il corollario di polemiche e contestazioni, porta l'attenzione sulla presenza degli extracomunitari. Evidenziando un fenomeno nuovo: l'esodo degli stranieri che tornano ai paesi di provenienza. Anche perchè nel nordafrica il tasso di disoccupazione è di molto inferiore a quello dell'Italia meridionale.

NETTO CALO. Il pro e contro l'immigrazione straniera ha scaldato l'animo dei lecchesi: uno scontro politico, innescato dall'arrivo del ministro dell'Integrazione, che perde parte delle sue motivazioni. La pressione migratoria sul territorio, infatti, è in netto calo e diversi stranieri, insediati anche da anni, stanno facendo le valigie per tornare ai paesi di origine.

FLUSSI DIMEZZATI. Anche in provincia di Lecco si risente della tendenza generale: flussi in entrata più che dimezzati negli ultimi quattro anni, richieste di permessi di soggiorno in calo del 65% in Lombardia, la regione più attrattiva, come rileva una recente inchiesta del Fatto Quotidiano. L'ultimo rapporto sull’immigrazione nel Lecchese, rispetto al 2011, ha rilevato un calo di 600 unità: il trend si è invertito facendo registrare una diminuzione da 33mila a 32mila 400 stranieri. E il dato è certamente parziale, poichè rilevato agli inizi della crisi economica.

RITORNO A CASA. Sempre più stranieri impiantati nel Lecchese stanno considerando l'opportunità di un ritorno a casa, dove il lavoro non manca. I tassi di disoccupazione di tutto il nordafrica e di altre aree di immigrazione, infatti, sono spesso più bassi di quelli italiani.

MEGLIO IL NORDAFRICA. Un rapido raffronto permette di inquadrare la situazione, al di là dei luoghi comuni sullo straniero senza lavoro: in Italia la disoccupazione è al 12,7% (al Sud 17,9%), in Algeria è al 11,4%, Marocco 8,9%, Egitto 12,2%, Tunisia 15,9%, Cina 4,10%, Uganda 3,6%, Romania 7,3%. Ad attrarre verso il Belpaese sono soprattutto la "pesantezza" dell'euro rispetto alle valute locali, che permette di arricchirsi col money transfer accumulando capitali nelle nazioni d'origine, e i benefici dello Stato sociale: ora, la crisi economica rimette in discussione molte certezze, prima tra tutte quella di guadagnare.

LAVORI RIFIUTATI. Cosa accadrà se la "ritirata" degli stranieri dovesse diventare un fenomeno di massa? Resteranno scoperti (ma la crisi sta inducendo molti a rimboccarsi le maniche) i cosiddetti lavori che gli italiani non vogliono più fare. E, a questo punto, il potere politico potrebbe finalmente operare per l'auspicata diminuzione del costo del lavoro e il contestuale aumento dei salari (tra i più bassi d'Europa a fronte di una imposizione fiscale tra le più elevate) rendendo appetibili le mansioni meno ambite.

Nella foto: immigrati nullafacenti nel parcheggio della basilica di Lecco.

20 gennaio 2014