Anziani lecchesi: poco movimento, troppa Tv
Lecco (Lècch) - La maggior parte degli anziani lecchesi fa poca attività fisica, si muove poco e per riempire il tempo passa prevalentemente la giornata davanti alla televisione. Questo uno dei risultati dell'indagine telefonica condotta dai volontari dell'Auser sulle abitudini e necessità dei nostri anziani.
Intervistate 125 persone, già incluse tra quelle periodicamente contattate nell’ambito del servizio di compagnia telefonica. Ai nonni è stato chiesto non di rispondere a una lista di quesiti, ma di raccontare in modo fluido il proprio vissuto e il proprio presente, le problematiche, i bisogni e i pensieri legati alle incertezze del periodo. Il campione è composto per la quasi totalità da donne, più di metà nella fascia tra gli 80 e i 90 anni.
I dati confermano la condizione di solitudine delle persone anziane, ed esplicitano un supporto esterno insufficiente, accompagnato dal bisogno di sentire la presenza e il sostegno dei famigliari o delle associazioni di volontariato. Qualsiasi azione di contrasto alla solitudine aiuta a migliorare la salute degli anziani, poiché, il pensiero di buona parte degli intervistati, “uno dei fattori principali per garantire una buona qualità di vita sono le relazioni sociali”.
Solo il 37% degli intervistati ha relazioni parentali più volte alla settimana. Durante il periodo di pandemia queste si sono azzerate. Per coloro che non hanno figli, una percentuale considerevole, la condizione di solitudine e isolamento si acuisce ancor più se non ci sonooccasioni di socializzazione esterne. Per molti utenti (fascia over 80) le possibilità di frequentazione all’esterno della propria abitazione sono veramente al minimo e la telefonata bi-settimanale di Auser diventa per queste persone “molto attesa”.
Pochi vengono aiutati dai familiari a fare le faccende domestiche, ancora meno hanno una badante o usufruiscono dei servizi domiciliari comunali (Sad) per la preparazione dei pasti e l’igiene della persona. Nonostante le fatiche per la gestione della quotidianità, le persone non si affidano a cure extra-famigliari con facilità. I motivi sono legati al costo da sostenere e alla diffidenza nei confronti di estranei. La maggior parte degli utenti risulta autosufficiente dal punto di vista patrimoniale e proprietaria degli immobili in cui vivono; molto spesso però queste abitazioni non sono di costruzione recente e presentano barriere architettoniche.
Una casa senza ascensore per un anziano diventa una prigione, un luogo da cui è impossibile uscire se non con l’aiuto di terzi e spesso affrontando grandi difficoltà. La maggior parte delle persone intervistate dichiara che nonostante gli acciacchi dovuti all’età riesce a condurre una vita autonoma. Si evidenzia che la possibilità di uscire di casa per fare passeggiate sia sintomo di “benessere” e come invece il periodo di pandemia abbia ostacolato questa opportunità.
Anche se la maggioranza dichiara di assumere pasti almeno tre volte al giorno, molto spesso l’essere da soli rende “il doversi preparare il pasto” come un momento di ulteriore difficoltà. Il 20% spiega di non assumere pasti regolarmente, un rischio per la salute. Tra i rischi della vecchiaia è ancora diffusa la percezione di sentirsi “uno scarto” della società, con conseguente caduta di interessi, di stimoli e di desideri.
L'anziano che non trova spazi di attività si sente inutile e in questo modo l’allungamento della vita può trasformarsi in una lunga fase di solitudine e di isolamento. La persona anziana che invece si mantiene attiva e operosa può trovare nuovi incentivi e ruoli, appagando così il proprio desiderio di vivere. La maggior parte degli utenti fa poca attività fisica, si muove poco e per riempire il tempo passa prevalentemente la giornata davanti alla televisione.
Le truffe, i raggiri ed il timore di intrusioni nella propria vita privata quotidiana, rendono le persone anziane diffidenti, nonostante manifestino comunque la voglia di vedere persone per combattere un po’ la solitudine. Un’importante percentuale di anziani usufruisce dei servizi di mobilità offerti dalle associazioni di volontariato ove presenti, che rispondono al bisogno con un comportamento adeguato anche in situazioni di criticità sanitaria.
La percentuale che utilizza strumenti informatici è molto ridotta anche a causa dell’età avanzata, sebbene coloro che invece li usano saltuariamente hanno espresso la volontà di imparare meglio ad utilizzarli. In conclusione, ciò che emerge con evidenza da questa analisi conoscitiva è il bisogno, da parte del campione preso in analisi, di servizi che si concentrino sul trasporto e sulla socialità.
Importante, sottolinea l'Auser, dunque è prendere in considerazione la sfera sociale ed emotiva dell'individuo, cercando di proporre attività stimolanti e di compagnia. La necessità è quella di ripensare la relazione degli anziani con il contesto abitativo della casa e del quartiere, nell’ottica della crescente esigenza di domiciliarità. Si conferma il servizio di compagnia telefonica come strumento di contrasto alla solitudine e come valvola di sfogo. La telefonia sociale dell'Auser rappresenta l’aggancio con la persona anziana, portando una presenza discreta e un aiuto leggero, però molto importante e apprezzato.
Attraverso la conoscenza e la fiducia verso il gruppo di volontari, l'Auser cerca di limitare il rischio della solitudine. La “voglia di relazione”, la necessità di ascoltare e colloquiare, può trovare nell’innovazione delle videochiamate sociali quella risposta in più che molti attendono.
“Come Auser riteniamo questa indagine importante poiché riafferma ancora meglio la domanda dei bisogni degli anziani – dichiara Claudio Dossi, presidente Auser provinciale Lecco - Per questo nei prossimi giorni invieremo questa indagine alla Ats, al Distretto, agli Ambiti, ai sindaci e a alle forze politiche del territorio quale contributo per migliorare e affinare sempre di più le risposte verso il fragile pianeta anziani.”
22 gennaio 2021