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"La contraffazione del vino vale 83milioni di euro nel Belpaese"

Lecco (Lècch) - Eccellenza italiana riconosciuta in tutto il mondo, il vino necessita di essere difeso sotto il profilo dei marchi. In occasione dell'importante appuntamento enologico del Vinitaly, lo studio GLP lancia l'allarme: "La contraffazione del vino vale 83 milioni di euro in Italia, ma sono pochi i produttori che difendono il loro marchio".

Difendere il vino non è solamente tutelare un’eccellenza italiana, ma soprattutto creare sviluppo e posti di lavoro. Con questa consapevolezza, lo Studio GLP porta a Vinitaly (Veronafiere dal 15 al 18 aprile) la tutela della proprietà intellettuale.

«Valorizzare un’eccellenza e creare sviluppo sono due aspetti che vanno di pari passo», spiega Daniele Petraz co-managing partner di GLP, studio che ha sedi a Udine, Milano, Bologna, Perugia, San Marino e Zurigo, più di 70 dipendenti, oltre 7mila clienti e più di 100mila casi trattati. «Il vino è considerato tra i settori ad alta densità di diritti di proprietà intellettuale. E come tale deve essere trattato per evitare che importanti quote di mercato possano essere sottratte ai nostri produttori».

Di fatto, secondo uno studio dell’ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale EUIPO, la contrattazione nell’ambito della produzione di vino vale in Italia 83 milioni di euro. In Europa, il valore sale a oltre 500 milioni con più di 2.000 posti di lavoro diretti persi. «Parliamo di un settore che solamente nel nostro Paese vale 8 miliardi di euro e interessa più di 1.800 imprese e 17mila lavoratori. Un ambito decisamente importante e significativo che necessita di essere tutelato in ogni suo aspetto», continua Petraz.

Davanti ad un mercato che non ha più confini, è quindi fondamentale difendere la propria unicità. «La tutela del proprio marchio è una sensibilità sviluppata da chi ha già esperienze consolidate con l’export, ma viene del tutto ignorata da molti», osserva il co-managing partner di GLP. Andando a vedere solamente Lombardia, Piemonte e Veneto, tra le regioni più attive - infatti nel 2015 hanno raccolto il 40% dei marchi depositati in Italia (dati UIBM) - sono ben poche le aziende vitivinicole che hanno pensato di tutelare la loro etichetta.

«In Italia molto spesso c’è una mancanza di conoscenza in questo ambito: da un lato si ignorano o sottovalutano i rischi di una mancata tutela, dall’altro non vengono compresi i vantaggi diretti ed indiretti che una politica di tutela comporterebbe. Nel settore vitivinicolo sono molteplici le possibilità di proteggere e quindi valorizzare la propria identità: non solo il nome e il logo sia del produttore che del vino, ma anche l’etichetta della bottiglia nella sua totalità, nonché il design o modello, che permette la tutela di tutto ciò che definisce il prodotto dal punto di vista estetico come le linee, i contorni, la forma, i colori».

I vantaggi sono chiari. L’EUIPO ha infatti stimato che circa il 39% dell’attività economica totale e il 26% di tutta l’occupazione nell’UE sono direttamente generati da settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. Inoltre, un ulteriore 9% dei posti di lavoro nell’UE deriva da acquisti di prodotti e servizi ad opera dei settori ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale. Le imprese europee che possiedono diritti di proprietà intellettuale hanno entrate per dipendente in media superiori del 28% rispetto a quelle che non ne possiedono. Inoltre, sebbene solo il 9% delle PMI possieda diritti di proprietà intellettuale registrati, queste imprese ottengono quasi un 32% in più di entrate per dipendente rispetto alle altre.

Conclude Petraz: «Approcciarsi alla tutela della proprietà intellettuale è un modo di gestire razionalmente la propria azienda con una programmazione di medio lungo periodo. Serve quindi un cambio radicale di mentalità». GLP è presente a Verona Fiere nel padiglione F (Enolitech - tecnologia innovativa applicata alla filiera del vino e dell’olio), stand D8 dal 15 al 18 aprile.

GLP (www.glp.eu), fondata da Gilberto Luigi Petraz nel 1967 a Udine e gestita oggi dai figli Davide e Daniele, è tra le prime cinque aziende italiane nel settore della tutela della proprietà intellettuale. Con sedi a Udine, Milano, Bologna, Perugia, Zurigo e San Marino, conta più di 70 dipendenti, un portafoglio di oltre 7mila clienti con all’attivo più di 100mila casi trattati a livello nazionale e internazionale. Dal 2003 al 2007 ha detenuto il primato mondiale per numero di Modelli Comunitari depositati; un suo brevetto è stato preso a modello dall’Epo (Ufficio Brevetti Europeo) quale esempio di brevetto ben scritto.

Nella foto: Daniele Petraz.

14 aprile 2018