Xenofobia e omofobia: due parole senza senso inventate dai politici per condizionare il pensiero
Lecco (Lècch) - Due termini ricorrono nel nostro martoriato lessico quotidiano e svettano, tra le altre parole improprie, per il loro uso ignorante e aggressivo. Si tratta delle strablaterate xenofobia e omofobia. L'intento, da parte di chi ne fa uso, è suscitare disprezzo e riprovazione nei confronti dell'avversario a cui vengono appioppate tali sentenze.
MEMORIA SOVIETICA. Al sentimento di freddezza verso lo straniero o l'omosessualità, infatti, l'aggressore del pensiero altrui associa la circostanza fobica, ovvero la presenza di una patologia psichica alla base di quei comportamenti, espediente politico di sovietica memoria, laddove la sentenza di follia apriva sistematicamente le porte del manicomio agli oppositori del regime comunista.
SINTOMI NEUROLOGICI. Se fobia, in generale, può possedere un significato, spesso scherzoso, di irrefrenabile paura («Ho la fobia dello shopping con mia moglie»), quando questo termine viene associato quale suffisso ad un altro sostantivo, per coniare una precisa fattispecie, assume sempre la valenza del disturbo mentale. Così è, ad esempio, per la claustrofobia (paura degli spazi chiusi), l’agorafobia (la paura degli spazi aperti), l’aracnofobia (la paura dei ragni), l’acrofobia (la paura delle altezze), la patofobia (la paura di aver contratto una grave malattia), la rupofobia (paura dello sporco), la musofobia (paura dei topi)... situazioni a cui, spiega la letteratura medico- scientifica, si accompagnano sintomi neurologici, somatici o motòri.
SUDORI E TACHICARDIA. Nessuna persona giudicata xenofoba o omofoba mostra sudori panici o tachicardia alla presenza di uno straniero o di un omosessuale: ben lungi da qualsiasi implicazione di carattere "fobico", il timore di smarrire il proprio storico retaggio di civiltà e cultura a causa di una crescente immigrazione allogena, o l'avversione nei confronti di pratiche che comportino l'impiego a fini sessuali di parti del corpo destinate alla funzione defecatoria, rientrano nell'ambito delle manifestazioni di pensiero o delle attitudini personali. L'esistenza e l'impiego di due vocaboli come xenofobia e omofobia appaiono, dunque, come una forzatura priva di senso. A meno che la creazione, l'uso e l'abuso di queste parole non rientrino nella bislacca produzione di invenzioni dei politici per condizionare il pensiero e la vita dei cittadini, sotterfugi che, col tempo, sortiscono l'esito opposto al piano architettato.
Giulio Ferrari
12 settembre 2017