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Profughi, l'ultima bufala: «Nelle nazioni del Terzo mondo se ne accolgono molti più che in Italia»

Lecco (Lècch) - Da giorni il circo mediatico si sbraccia nello scodellare la classifica dei Paesi più accoglienti: al primo posto vi sarebbe la Turchia (1,59 milioni di profughi) seguita dal Pakistan (1,51 milioni) e dal Libano (1,15), dall'Iran, dall'Etiopia e dalla Giordania. E, davanti a questi cuori d'oro, non dovremmo vergognarci noi che ci lamentiamo per alcune migliaia di rifugiati?

IL PARAGONE. Peccato che i profughi accolti nei Paesi meno sviluppati del nostro non abbiano nulla in comune con quelli che vengono ospitati sotto il Resegone, o, più in generale, nel Belpaese. Prendiamo a pietra di paragone proprio i due "campioni" dell'accoglienza, Turchia e Pakistan.

HOTEL E TENDOPOLI. I profughi in Italia vengono destinati ad alloggi dignitosi, persino lussuosi. Godono di un trattamento assitenziale in grado di provvedere a tutte le loro necessità. In Turchia e Pakistan, e negli altri paesi "campioni di accoglienza", i profughi sono raccolti all'interno di tendopoli malsane, dove scarseggiano derrate alimentari e l'assistenza sanitaria resta un optional.

PAGATI DALL'ONU. I profughi in Italia vengono mantenuti a spese del contribuente, per ciascuno di loro l'erario sborsa mille euro al mese, in gran parte appannaggio delle cooperative che li gestiscono, compresa una "paghetta" per le piccole spese degli stranieri. In Turchia e Pakistan, invece, del mantenimento dei profughi se ne fa carico l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), ma, come denunciano pubblicamente gli operatori, gli aiuti umanitari di Nazioni unite e ong di mezzo mondo restano nelle tasche del governo centrale.

RISPEDITI A CASA. I profughi in Italia, dopo un periodo necessario a verificarne i requisiti, vengono inseriti nella società italiana con percorsi agevolati e trattamento di favore. In Turchia e Pakistan, i rifugiati vengono rispediti ai loro paesi, oppure "sbolognati" altrove. Proprio qualche giorno fa, il Governo pakistano ha firmato con l'Unhcr e l'Afghanistan un accordo trilaterale: prevede che nel 2015 tutti i rifugiati rientrino in patria.

ISTRUTTIVI ESEMPI. A conti fatti, dunque, i lecchesi che si considerano "invasi" non sono tenuti a sentirsi in difetto di accoglienza, specie qualora volessero aiutare i più disgraziati ma ai loro lidi, come suggeriscono buon senso e onestà d'intenti. E ancora, va rilevato come le sirene dell'orchestra mondialista stecchino, per l'ennesima volta, sullo spartito della verità: e se qualcuno, prendendo alla lettera certi istruttivi esempi, davvero chiedesse di adeguare il nostro metro di accoglienza a quello turco e pakistano?

16 luglio 2015