Charlie Hebdo, la Lecco grulla e la inutile distinzione tra l'islam buono e quello cattivo
Lecco (Lècch) - L'attacco islamico che ha spazzato via la redazione del (peraltro penoso) settimanale Charlie Hebdo, massacro costato la vita anche a due poliziotti, ha prodotto un autentico choc nei pavidi europei che ora si scoprono alla portata di potenziali assassini tirati in casa dai loro governanti.
SENZA CLAMORE. Se i maomettani uccidono nella Ville Lumière, l'indignazione sale alle stelle. Eppure, nelle stesse ore, in Nigeria altri zelanti seguaci della mezzaluna hanno massacrato duemila "infedeli" nell'attacco a un villaggio, e rapito donne e bambini per rimpinguare i propri harem. E, anche in questi giorni, sgozzamenti, torture, violenze o gravi prevaricazioni ai danni dei cristiani si verificano, senza clamore, in diversi Paesi islamici.
VITA D'INFERNO. In tutti gli Stati cosiddetti mussulmani è una vita d'inferno, o almeno di paura, per chi ha il coraggio di credere in Cristo. Cosiddetti, perchè si tratta per buona parte di Paesi un tempo cristiani, invasi e sottomessi dalla sanguinaria "guerra santa" di Maometto: tengo a ricordarlo per quanti, persino nella Chiesa, si sentono in colpa con l'islam a causa di quei cattivoni dei crociati, che invece andrebbero considerati, a tutti gli effetti, un sacrosanto esercito di liberazione benedetto da Dio e dal diritto.
CHISSENEFREGA. Ai cristiani sotto l'islam è riservata una condizione di "subumano" di fronte ai concittadini maomettani, la cui parola in giudizio vale il doppio per legge. Anche dove sembra ottenere qualche concessione, il cristiano subisce discriminazioni e soprusi di ogni tipo, sino alla condanna a morte con l'accusa di blasfemia (per non parlare dell'apostasia) che rischia in ogni momento. I martiri cristiani nei Paesi mussulmani, però, valgono niente di fronte alle vittime di Parigi: ma sì, chissenefrega se due ragazzi, giovanissimi coniugi cristiani accusati di blasfemia, vengono orrendamente seviziati per giorni e, infine, bruciati vivi in una fornace nel filo americano Stato islamico del Pakistan...
ORO COLATO. E' in questa logica ipocrita che si accredita l'esistenza di un islam moderato ed uno estremista, a seconda che la violenza islamica ci riguardi direttamente o meno. Cosa importa se tutti i mussulmani, "buoni" o "cattivi", prendono per oro colato il medesimo libro, il Corano, che rappresenta un concentrato di istigazioni all'odio religioso? Quel che conta, per i meschini europei, è che gli islamici venuti a vivere nel Belpaese non mettano in pratica quei dettami, e poco importa se certi "jihadisti in sonno" li attueranno nelle generazioni future, quando si sentiranno più numerosi e forti e in grado di compiere l'atto finale della jihad.
TEMPOREGGIARE. Lo stesso Corano che detta la regola "Quando incontrate gli infedeli, uccideteli con grande spargimento di sangue e stringete forte le catene dei prigionieri (Sura 47,4)", offre la possibilità di temporeggiare, di attendere il momento buono per agire: "Non sceglietevi amici tra loro, finchè non emigrano alla causa di Allah. Ma se vi volgono le spalle, allora afferrateli e uccideteli ovunque li troviate (Sura 4,89)".
VENTRI DELLE DONNE. Per alcuni si tratta solo di attendere, facendo tesoro delle parole pronunciate dal presidente algerino, l'islamico Houari Boumedienne, nel suo bellicoso discorso alle nazioni unite del 1974: «Un giorno milioni di uomini dell'emisfero meridionale andranno nell'emisfero settentrionale. E non ci andranno come amici. Perchè ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno con i loro figli. I ventri delle nostre donne ci daranno la vittoria».
DISSIMULARE. Altri, però, desiderano guadagnarsi sin d'ora i maggiori meriti spirituali della jihad, il grande sforzo che culmina nella conquista iniziata, armi in pugno, da Maometto e continuata per secoli contro l'Europa, sino all'assedio di Vienna del 1683. Sono le due facce della stessa medaglia: il Corano, offre percorsi diversi, che un giorno si ricongiungeranno nel paradiso di Allah. Nel frattempo, chi culla sogni di gloria può anche mentire e dissimulare, esattamente come consente e, anzi, prescrive il libro di Maometto quando è in gioco il bene dell'islam.
IL VESCOVO. Durante il sinodo in Vaticano del 22 ottobre 2010, monsignor Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Curia di Antiochia dei Siri (Libano), spiegò che «il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che realmente pensa e crede. Il Corano dà al mussulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada».
LA STOLTEZZA. All'indomani della strage di Parigi, dunque, la cosa più inutile che si possa fare è quella di sollecitare la condanna dell'eccidio da parte dell'islam cosiddetto moderato, per ottenere frasi di circostanza scontate, su cui grava il sospetto di essere pronunciate con il beneficio di menzogna concesso dal Corano. In tal modo, gli jihadisti in pectore troveranno la conferma, e l'incentivo, di avere a che fare con dei grulli destinati prima o poi a soccombere a causa della propria stoltezza.
BOMBE NEL DUOMO. Se non induce a prudenza la storia dei milioni di vittime cristiane mietute dall'islam in quasi 1500 anni di invasioni e attacchi, potrebbe dire qualcosa la cronaca recente. Penso alla vicenda del più "riuscito" e, al tempo stesso, tragicomico esperimento ecumenista tra la comunità islamica moderata e la comunità cattolica, che si realizzò a Cremona. Imam e vescovo si mostravano ad ogni piè sospinto teneramente abbracciati in pubblico, per esortare cristiani e maomettani al reciproco amore. Tempo dopo (nell'aprile 2003), il moderato e dialogante imam di Cremona e alcuni dei suoi finirono in galera con l'accusa di preparare una feroce strage, a base di esplosivo e acido solforico, nel metrò e nel Duomo di Milano.
Giulio Ferrari
9 gennaio 2015