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Forza Italia coi gay: la Brambilla scrive e ribadisce la “linea Pascale”

Lecco (Lècch) - Caro direttore, nel vostro articolo del 30 giugno dal titolo Forza Italia “frega” i gay al Pd: Brambilla: «Siamo al loro fianco» affermate che “Brambilla pasticcia con la Carta fondamentale”, in sostanza perché avrei dimenticato l’art. 29 che recita: "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio".

In realtà non c’è alcuna dimenticanza, né alcun pasticcio, a meno che non li vogliate attribuire alla Corte costituzionale. La mia nota distingue tra il riconoscimento di unioni civili gay (doveroso, secondo me ed il mio partito) e il matrimonio, che – fino a revisione o integrazione dell’art.29 – resta quello tra uomo e donna, precisamente sulla linea fissata dalla Consulta nella sentenza 138 del 2010.

Cito (il corsivo è mio): “L’art. 2 Cost. dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". Orbene, per formazione sociale deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione, nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri".

"Si deve escludere, tuttavia, che l’aspirazione a tale riconoscimento – che necessariamente postula una disciplina di carattere generale, finalizzata a regolare diritti e doveri dei componenti della coppia – possa essere realizzata soltanto attraverso una equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio. È sufficiente l’esame, anche non esaustivo, delle legislazioni dei Paesi che finora hanno riconosciuto le unioni suddette per verificare la diversità delle scelte operate”. A me sembra chiaro: unioni gay sì, matrimonio non necessariamente. Non io rischio l’"inciampo", ma chi confonde le cose. Grata per l'attenzione.

Michela Vittoria brambilla

Gentile signora Brambilla, che lei si sia riferita o meno ad una sentenza pasticciata della Consulta, sempre di pasticcio si tratta. Questo curioso organismo, per due terzi di nomina politica, perpetua la costante della Costituzione italiana che è quella di barcamenarsi tra pensiero cattolico e comunista. Circa pretesi diritti derivanti dalla pratica omosessuale, è evidente che se la Costituzione fa discendere dal solo matrimonio secondo natura i diritti familiari, occorre uno sforzo di fantasia nell'ipotizzare che questi possano essere estesi a unioni che, nella dottrina cattolica, vengono definite contronatura.

Neppure ha molto senso attribuire alle coppie omosessuali dei diritti familiari in quanto si tratterebbe di "formazioni sociali": anche i partiti politici lo sono ma mai nessuno penserebbe di concedere certe prerogative, ad esempio quella di adozione invocata dai gay, nell'ambito di una formazione politica. Insomma, niente famiglia naturale niente diritti familiari. Il resto è, appunto, un pasticcio, un ibrido, un compromesso, un volo pindarico, un arrampicarsi sugli specchi. Quanto poi agli altri Stati europei, è ovvio che i dettami della nostra Costituzione hanno valore solo al di qua delle Alpi, dunque il paragone è improponibile.

Prendiamo atto che lei ribadisce la posizione della Consulta e conferma la "svolta" di Forza Italia. Ma lasci dire che quella trovatina delle "unioni gay sì, matrimonio non necessariamente" mi pare una foglia di fico dietro alla quale nascondere qualcosa di cui ci si vergogna: a settembre, giustamente quando cadono le foglie, vedremo la nuova Forza Italia stile Pascale "sposare" la proposta Renzi sui matrimoni gay che, a detta di giuristi cattolici, offre agli omosessuali diritti persino superiori a quelli attribuiti alla famiglia naturale e costituzionale. Distinti saluti

G. F.

2 luglio 2014