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Il primo problema del Lecchese? Quei “quattro gatti” di cinghiali

Lecco (Lècch) - Vertici e riunioni, perizie e consulenze, battibecchi e richieste di dimissioni: alla Provincia di Lecco sembra che il primo problema siano i superstiti 50 cinghiali. L'assessore Signorelli costretto a impegnarsi in una questione marginale: eppure aveva elencato ben altre emergenze ambientali che, ogni anno, costano la vita a decine di lecchesi.

CALAMITA' LECCHESE. Ennesima riunione, nei giorni scorsi, a Villa Locatelli. L'assessore all'Ambiente, Caccia e Pesca ha dovuto convocare esperti, presidenti dei comprensori di caccia, rappresentanti delle associazioni agricole e ambientaliste, Polizia provinciale e tecnici del settore faunistico. Il tutto per affrontare la "calamità" rappresentata da un pugno di cinghiali, sopravvissuti ad una autentica "pulizia etnica", che in un certo momento ha visto in azione persino gli agenti della Polizia provinciale, incaricati di andare ad ammazzare questi animali selvatici.

SOLUZIONE FINALE. Ora i cinghiali sopravvissuti sono una cinquantina, stando alle stesse valutazioni provinciali. Poca cosa, ma alcune associazioni di agricoltori e cacciatori pretenderebbero la "soluzione finale", cioè l'apertura della caccia "mirata" agli ungulati su tutto il territorio lecchese. Signorelli si è opposto a questa ipotesi, suscitando ire e persino richieste di dimissioni da parte di qualche consigliere provinciale. E, dopo tutto, non sorprende che un assessore lecchese dimostri una qualche sensibilità verso un animale tanto antico, considerato sacro dalle popolazioni celtiche che popolavano questo territorio, e che ne avevano fatto il loro simbolo.

GRAVE ERRORE. «La convinzione che l'apertura della caccia al cinghiale sarebbe un grave errore - afferma Carlo Signorelli - è diventata certezza dopo l'incontro con due tra i più noti esperti nazionali di contenimento della fauna selvatica. Ipotesi di apertura della caccia sono escluse nella parte nord della Provincia; proseguiremo con la linea intrapresa che nelle ultime settimane ha dato qualche risultato con la cattura di altri 12 ungulati. Cercheremo anche di reperire fondi per investimenti in gabbie e recinzioni». Insomma, l'assessore continua a "sfoltire" la già striminzita popolazione di cinghiali, ma rifiuta l'idea del macello generalizzato.

COSTO DI UN'AUTO. D'altro canto, i danni dichiarati, e di cui si fanno carico assicurazioni ed ente locale, appaiono abbastanza esigui: Villa Locatelli parla di 30mila euro nell'ultimo anno. Sorprendentemente l'importo è raddoppiato, nonostante sia diminuito nettamente il numero degli ungulati. Tuttavia, si tratta di una cifra modesta, più o meno il valore di un'automobile di media cilindrata.

LE VERE EMERGENZE. Ben altre le emergenze ambientali che Signorelli aveva denunciato nei mesi scorsi: il Lecchese è una delle province d'Italia a maggior inquinamento da radon, che causa 30 vittime l'anno per tumore; Lecco è la seconda città più contaminata d'Europa (la prima è Padova) per quanto riguarda la presenza di ozono nell'aria che si respira: un nemico insidioso che causa la diminuita resistenza alle infezioni batteriche polmonari, l'aggravamento di bronchiti croniche, forme asmatiche e ischemie cardiache; i livelli di inquinamento da Pm10 nella Brianza lecchese sono superiori persino a quelli dell'area di Milano; per non parlare del letale amianto... Ma a qualcuno fanno più paura le buche scavate dai cinghiali.

31 marzo 2014