Omofobia: “Renzo e Lucio” di Lecco, Calderoli e la legge bavaglio
Lecco - Caro direttore ho letto nei giorni scorsi un intervento di un vostro lettore che non condivido e mi permetto di fare alcune riflessioni in merito.
In questi giorni in Parlamento si parla di nuovo di una legge contro l’omo-transfobia e come sempre assistiamo all’alzata di scudi ideologici da parte di quel mondo cattolico che da anni ha condizionato la politica del nostro Paese, impedendo di fatto qualsiasi passo in avanti legislativo nel riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali. La proposta sottoposta al Parlamento è molto semplice: partendo dalle Legge Reale/Mancino creata dal 1993 per combattere i crimini dettati da dall’odio e dalle discriminazioni di origine razzista, etnica e religiosa, si propone l’estensione di tale legge anche ai crimini dettati dall’odio e dalle discriminazioni in base all’orientamento sessuale, se vogliamo semplificare dettati dall’omo-transfobia.
La proposta ha subito una battuta d’arresto in Commissione Giustizia con più di 400 emendamenti presentati e dove, da una parte e dall’altra dei partiti di maggioranza, alcune componenti di ala cattolica, hanno cercato di impedire qualsiasi passo in avanti, prospettando una moratoria in materia di temi che loro definiscono “etici”. Altri, fuori dal Parlamento, hanno messo in atto una propaganda mediatica, presentando l’iniziativa parlamentare della legge contro l’omo-transfobia, come un atto che di fatto impedirebbe poi la possibilità di esprime qualsiasi giudizio anche critico a riguardo dei temi dell’omosessualità, una sorta di censura intellettuale.
Nulla di più falso in realtà, la legge si prefigge di condannare atti di violenza e discriminazione legati all’omofobia e la trans fobia, e di combattere l’incitamento alla violenza ed all’odio verso le persone a causa di un diverso orientamento sessuale. Nulla di più e nulla di meno di quanto esiste già in Italia dal 1993 per preservare le persone dall’odio e dalla discriminazione razziale, etnica e religiosa. Eppure il tam tam di parte del mondo cattolico non si placa, anzi tende al alzare i toni rinnovando la paura, falsa ed infondata, della messa in pericolo della libertà di opinione.
Alcune riflessione a riguardo: la legge Reale/Mancino esiste già da anni e non ha mai impedito a nessuno di esprimere un'opinione sia sui temi legati alle differenti razze, alle diverse provenienze etniche e alle differenti credenze religiose, anzi spesso assistiamo a manifestazione pubbliche anche di importanti esponenti politici, di tono fortemente razzista, antietnico ed anti religioso. Perché mai dovrebbe essere diverso a riguardo dell’omosessualità? O perché mai alcuni esponenti religiosi da anni si tutelano con la stessa legge dai reati di odio e discriminazione in base alla loro scelta religiosa, senza mai aver manifestato alcun pericolo a riguardo prima, ed ora, che la stessa identica legge potrebbe essere estesa in garanzia dell’incolumità delle persone omosessuali, paventano un serio e reale problema per la libertà di opinione nel Paese? Come dire: due pesi e due misure, fintanto che la legge tutela me come cattolico va bene, dal momento che tutela te come omosessuale, è una legge liberticida. Scusate ma quanta ipocrisia!
Ed oltre all’ipocrisia perché persone cattoliche, che predicano il valore della verità, utilizzano falsità per argomentare la loro contrarietà alla legge. Perché inventarsi pericoli falsi che non esistono e non dire semplicemente che non vogliono riconoscere alcun valore normativo e di riconoscimento giuridico alle persone omosessuali perché persistono nel giudicarli sbagliati, malati, contronatura e peccatori? Perché non dire con chiarezza che se una persona viene discriminata e fatta oggetto di violenza in quanto di razza diversa o provenienza etnica differente o scelta religiosa, va condannata e tutelata dalla legge e quando la stessa cosa accade per un omosessuale o per una persona trans, questo non deve accadere? Quanta ipocrisia e falsità accompagnano nel nostro Paese il dibattito politico e mediatico tutte le volte che si accenna anche ad un solo e minimo riconoscimento giuridico per le persone omo e transessuali.
Mauro Pirovano
(Presidente di Renzo e Lucio, Gruppo gay-lesbico e transessuale di Lecco)
Egregio signore,
mi perdoni, ma le sue argomentazioni non mi paiono immuni da quell'ipocrisia che lei addebita al mondo cattolico. Lei afferma che la norma antiomofobia si rivelerà innocua come la legge Mancino la quale, a suo dire, permette espressioni razziste: se le cose stessero così, potremmo fare a meno dell'una e dell'altra. La realtà è un po' diversa. La legge Mancino è una autentica mina vagante per l'arbitrio che consente al magistrato sulla base di una valutazione del tutto personale del concetto di discriminazione.
Lei non dice una cosa esatta affermando che questa norma permette anche ad esponenti politici di primo piano di manifestare sentimenti razzisti (il che sarebbe, comunque, disdicevole). L'ultimo esempio di applicazione della legge Mancino riguarda il vice presidente del Senato Roberto Calderoli, indagato dalla procura di Bergamo per aver dichiarato che il ministro africano Kyenge assomiglia a un orango. Calderoli, che nella vita civile è chirurgo maxillo-facciale, dovrebbe vergognarsi due volte della sua villania: primo perchè un uomo non può permettersi mai di schernire una donna per il suo aspetto fisico, secondo perchè credo che un medico debba dimostrare il medesimo rispetto per il corpo umano, di qualsiasi fattezza esso sia. Calderoli villano con una donna, e non c'è dubbio, ma il razzismo cosa c'entra?
Ecco, non sono infondati i timori di poter finire così con la legge sull'omofobia. Ci saranno parole impronunciabili, come per il termine orango, forse l'isteria politicamente corretta di qualcuno obbligherà i fruttivendoli a mutar nome all'incolpevole finocchio, magari riproponendone l'origine latina, foeniculum, a scanso di guai. Ironia a parte (è ancora possibile scherzare o siamo già nella cappa di piombo e galera del regime antiomofobia?) credo che la lettrice da lei criticata abbia le sue buone ragioni. Una legge per combattere l'omofobia: cosa significa?
Già il termine puzza di ideologia, di fanatismo e dunque di assurdità. Omo-fobia. Ma ha mai trovato qualcuno a cui gli omosessuali facciano paura? Può esserci ripugnanza in relazione a ciò che la lettrice chiama, brutalmente, "contatto tra l'organo genitale maschile e una parte del corpo naturalmente deputata alla defecazione", ma paura mi pare un po' troppo. Così come mi sembra esagerato pensare che in virtù dell'esercizio di una pratica sessuale "fuori bersaglio", sempre per usare una curiosa espressione della lettrice, possa derivarne uno status sociale specifico con annesso diritto coniugale, assistenziale, adottivo... diverso da quello di tutti i cittadini e al loro sovrapposto. Si tratta di argomentazioni talmente evidenti che forse necessitano proprio di una legge bavaglio per proibire di esprimerle.
Veniamo alla Chiesa cattolica. La lasci stare. Lei è libero di rifiutare Dio e rimetterlo in croce ogni volta col peccato, con le conseguenze del caso, ma non può lamentarsi se la Chiesa si riferisce alla parola di Dio, ai suoi comandamenti e al piano voluto dal Creatore per la terra e per gli uomini. Lei dice che per colpa della Chiesa gli omosex vengono considerati "sbagliati, malati, contronatura e peccatori", pertanto non hanno diritti nè difese. Le ricordo che, sino alla fine degli anni Ottanta, la laicissima Oms, Organizzazione mondiale della sanità (Onu), classificava l'omosessualità tra le malattie psichiche, sinchè la mobilitazione delle lobby omosessuali americane, i cui voti facevano gola ai politici, ne ottenne la cancellazione. Ebbene, non mi risulta che nè 30 anni fa, nè oggi, a una persona vittima di qualsivoglia reato siano mai state negate, in quanto omosessuale, le giuste tutele di legge che spettavano e spettano a chicchessia. Basta far rispettare la legge, non inventarne di nuove e, queste sì, discriminatorie ai danni della libertà d'espressione di tutti i cittadini.
Giulio Ferrari
2 agosto 2013