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Turetta semi infermo mentale, dipendente dalla sua tossica compulsione "sentimentale"

Una cosa non riesco a spiegarmi nel turpe delitto di Giulia Cecchettin e nella vicenda giudiziaria del suo carnefice Filippo Turetta: come mai a costui non sia stato immediatamente riconosciuto il parziale vizio di mente?

Eppure, mai come in questo caso abbiamo a disposizione una quantità di testimonianze e reperti (in primis gli sconcertanti messaggini telefonici) del tutto eloquenti e tali da attestare il livello parossistico dell'ossessione "sentimentale" che ottenebrava la mente del reo.

Come si fa a ritenere che sia capace di intendere e volere un soggetto costretto dalla propria isterica compulsione "amorosa" a mendicare ripetutamente una sorta di bacino della buonanotte da chi, sensatamente, non ne voleva più sapere di lui?

Come si fa, e qui tocchiamo le vette del ridicolo, ad innalzare a simbolo del patriarcato, dell'autocrate maschilista che non deve chiedere mai, un poveraccio fragile, insicuro ed iperemotivo come Turetta?

No, questo ragazzo non è figlio del patriarcato ma della società fluida ed egualitaria, che toglie ai maschi la virilità, con essa la dignità, e, infine, l'equilibrio mentale. Poi, fatto lo scempio, si rappresenta il tutto come normale maschilismo, da non meritare neppure il riconoscimento di una fatale condizione di sofferenza psichica.

Giulio Ferrari

3 dicembre 2024