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Caravaggio a Merate col Narciso «Profondo bisogno di bellezza»

Merate (Meràa) - Come reazione a una società decadente, dove si assiste al diffuso smarrimento del senso estetico, riaffiora il desiderio di bellezza: questo lo spirito che porta alla riscoperta della vera arte e che è alla base del grande interesse per la mostra dedicata al Narciso del Caravaggio, inaugurata oggi a Merate.

La celebre opera, custodita a Roma all’interno di Palazzo Barberini, raggiunge per la prima volta nella sua storia la Brianza: il luogo espositivo scelto è la prestigiosa Villa Confalonieri, dove questa mattina si è tenuto l’evento di inaugurazione.

Per la fondazione Costruiamo il Futuro, tra gli organizzatori dell'evento, di tratta di un regalo al territorio realizzato con l’obiettivo di consentire la partecipazione al numero maggiore possibile di persone: per questo motivo la mostra “Caravaggio. Il Narciso di Palazzo Barberini. La grande arte in Brianza” è gratuita e proseguirà per un mese intero fino al 29 novembre 2024 (con possibilità di eventuali proroghe).

Per risalire all’ultima volta in cui in Lombardia era stato possibile ammirare da vicino il Narciso bisogna tornare indietro di ben 26 anni, spostandosi geograficamente a Milano. Prima ancora, nel 1992, era stata Cremona a ospitare il prezioso dipinto olio su tela realizzato tra il 1597 e il 1599, quando l’autore aveva poco meno di trent’anni.

A rendere ancora più speciale questo progetto si aggiunge un dato curioso, nonostante il Caravaggio (al secolo Michelangelo Merisi) sia nato a Milano, sono soltanto due le sue opere conservate oggi in tutta la regione: la Canestra di Frutta, esposta alla Pinacoteca Ambrosiana, e la Cena in Emmaus, che contribuisce a impreziosire il patrimonio artistico della Pinacoteca di Brera.

Sebbene l’artista milanese trascorse gli anni più fecondi dal punto di vista artistico a Roma, è però forte il legame con le sue radici lombarde. Un collegamento reso evidente anche nell’estremo realismo che attraversa la sua produzione, Narciso compreso, e che potrebbe essere stato influenzato dai pittori della realtà lombardi, attivi in particolare tra la prima e la seconda metà del Cinquecento.

«La cultura è un forte elemento di coesione e valorizzazione di un territorio – sottolinea Maurizio Lupi, presidente della fondazione Costruiamo il Futuro –. Ne abbiamo avuta l’ennesima dimostrazione l’anno scorso, con l’esposizione de La Madonna del Latte di Marco d’Oggiono nel suo paese d’origine: in un mese sono state oltre diecimila le visite, con tanti, tantissimi giovani. Un riscontro che ci ha notevolmente colpiti. C’è evidentemente un grande desiderio, un bisogno profondo, di bellezza nella società».

Uno dei motivi che ha contribuito a rendere tanto popolare quest’opera è senz’altro legato al racconto del mito di Ovidio, nel quale è protagonista il giovane Narciso, che dopo aver rifiutato di ricambiare chiunque lo corteggiasse, s’innamora, con conseguenze tragiche, del suo stesso volto riflesso in uno specchio d’acqua.

Nella galleria fotografica, momenti dell'inaugurazione

26 ottobre 2024