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Piccola martire, il libro su Adelaide Roncalli

Lecco (Lècch) - Un importante scrittore lecchese, Giuseppe Arnaboldi Riva, ha pubblicato la biografia di Adelaide Roncalli in occasione del decimo anniversario della sua morte, nella quale si svela la Missione Eucaristica affidata dal Cielo alla veggente e si racconta il martirio da lei sofferto fino alla morte.

La biografia, dal titolo "Piccola Martire, Ritratto di Adelaide Roncalli", è dedicata al Santo Padre Benedetto XVI (la cui immagine appare in quarta di copertina) perché, come si afferma nel libro, le ha chiesto perdono a nome della Chiesa, nell’udienza del 26 aprile 2011, legittimando la verità delle apparizioni della santa Vergine a Ghiaie.

Di seguito il ricordo di Adelaide Roncalli, nelle parole dell'autore della biografia (etabeta) che nel mese di settembre si potrà acquistare nelle librerie on line.

Dieci anni or sono, il 24 agosto 2014, la piccola martire” Adelaide Roncalli saliva al Cielo. Lasciava questa terra, alle ore 3 di notte, sul nudo letto di degenza della stanza numero 7, dell'hospice dell'Istituto dei tumori di Milano, accompagnata al trapasso solo da due persone: la figlia, cui Adelaide ha donato la vita, e l'infermiere dell’hospice, di nome Gianluigi, grazie alla testimonianza del quale possiamo conoscere gli ultimi momenti e le ultime parole di Adelaide.

Sospinto a entrare spesso nella stanza dove Adelaide attende il trapasso da un inspiegabile desiderio di vicinanza fisica, l’infermiere si trova accanto ad Adelaide proprio nel momento della sua morte, senza poter comprendere quanto è importante la sua presenza, perché Adelaide non si è svelata.

L’infermiere, infatti, non sa che Adelaide è una suora, tanto meno ch'è una suora Sacramentina, e non può capire ch’è chiamata da sempre a morire povera, abbandonata, nell’ora più oscura della notte, al termine di una vita costellata da morti continue in un inesausto martirio, per essere così, unita a Cristo Crocifisso, Luce per ogni uomo che muore nella notte dell'anima. Per questo, l’infermiere ricorda quel momento come un dato di cronaca.

«Erano circa le 3 di notte. Da una parte la figlia e dall’altra io le tenevamo la mano, entrambi con gli occhi ludici» scrive, offrendo un quadro di grande solitudine e dolore; che subito dopo, tuttavia, si compone, improvvisamente, in una stupenda e luminosissima immagine, allorquando Adelaide, volgendosi a lui, rivela la presenza, in quella stanza, anche della santa Vergine, alla quale Adelaide tende la mano perché sia afferrata dalla mano purissima della stessa santa Vergine, come racconta lo stesso infermiere, che così continua: «Adelaide si rivolse a me e mi disse: “Grazie Gianluigi, va tutto bene, è qui con me la Madonna! Ora mi devi lasciare la mano perché la devo dare a Lei! Tu mi hai accompagnata fin qui ma ora devo andare con Lei! Grazie di tutto!” e con una lacrima che scendeva dal suo viso, tipica di molti pazienti la cui anima abbandona il proprio corpo, Adelaide esala il suo ultimo respiro».

Sembra davvero paradossale che proprio lei, osannata da migliaia e migliaia di persone, tanti anni prima, nei giorni delle grandi apparizioni della santa Vergine (13 – 31 maggio 1944), nell’ultima notte della sua vita sia accompagnata al trapasso solo da due persone.

Ma è proprio in questo abbandono che ognuno è chiamato a vedere, nella morte di Adelaide, il compimento della sua esistenza vissuta lungo la Via Crucis con Cristo fino al Calvario, come le ha predetto la santa Vergine nella seconda apparizione del 14 maggio 1944: «Tra il quattordicesimo e il quindicesimo anno ti farai suora Sacramentina. Soffrirai molto, ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso».

Giuseppe Arnaboldi Riva

19 settembre 2024