Piazzale Loreto, quella strage rossa cancellata
Milano (Milàn) - I 15 partigiani fucilati in piazzale Loreto, in risposta a un attentato comunista che costò la vita a 13 civili, sono stati ricordati a Milano in tre momenti: con l'assessore regionale Massimo Sertori, con la vicesindaca Anna Scavuzzo e con l'Anpi. Ma chi ricorda le vittime della prima strage, quella rossa?
Tutti conoscono due episodi cruenti per cui piazzale Loreto a Milano è passato alla storia: il 29 aprile 1945, il linciaggio dei cadaveri di Mussolini, di Claretta Petacci e degli esponenti della Repubblica Sociale Italiana (tra cui Nicola Bombacci, in passato segretario del Psi e fondatore del Pci che aderì alla Rsi per il suo programma sociale); il 10 agosto 1944, la fucilazione di 15 antifascisti. Si tace, però, di un altro orrore: la strage comunista che l'8 agosto 1944 costò la vita a soldati tedeschi e ad innocenti civili italiani.
La gogna a cui furono destinati i corpi senza vita di Mussolini e di alcuni dei suoi è stata presentata come la risposta partigiana all'esecuzione dei 15 militanti antifascisti detenuti a San Vittore. Ma perchè costoro vennero passati per le armi?
La fucilazione di partigiani del 10 agosto 1944, eseguita da militi della Legione autonoma Ettore Muti, di concerto con il comando tedesco, fu provocata dalla rabbia e dall'indignazione causata per lo spargimento di sangue innocente compiuto, in quella stessa zona, da guerriglieri comunisti.
Appena 48 ore prima, infatti una bomba fece una orrenda strage di civili in viale Abruzzi, nei pressi di piazzale Loreto. Le vittime erano in coda davanti a un camion tedesco, dove alcuni soldati distribuivano derrate alimentari (probabilmente cibarie non consumate alla mensa militare) alla gente stremata dai bombardamenti a tappeto degli angloamericani sulle abitazioni civili.
La scena non doveva essere per nulla gradita ai comunisti, che forse pensarono di porvi fine "punendo" la popolazione che si rivolgeva ai tedeschi. Approfittando della calca, i terroristi depositarono un ordigno che scoppiò vicino al camion, pare uccidendo alcuni soldati tedeschi (si dice 5, ma il comando germanico non era generalmente uso a divulgare nomi e numero dei propri caduti) e soprattutto 13 milanesi, fra i quali una donna e 3 bambini. Una quindicina i feriti più o meno gravi.
Queste le vittime milanesi della strage comunista di viale Abruzzi: Gianfranco Bargigli, 13 anni; Antonio Beltramini, 55 anni; Amelia Berlese, 49 anni; Ettore Brambilla, 46 anni; Primo Brioschi, 12 anni; Giuseppe Giudici, 59 anni; Giovanni Maggioli, 16 anni; Enrico Masnata, 21 anni; Gianfranco Moro, 21 anni; Fino Re, 32 anni; Giuseppe Zanicotti, 27 anni; Edoardo Zanini, 30 anni; Gianstefano Zatti, 5 anni.
Come di regola avviene per le vicende della guerra civile italiana, seguita alla caduta del ventennale governo Mussolini, anche in questo caso si assiste all'oblìo delle vittime dei partigiani e degli eserciti liberatori, per quanto si tratti di innocenti. Il caso più eclatante fu quello delle Foibe, tenute nascoste per decenni, ma si contano in parecchie decine di migliaia le vittime civili delle bande rosse durante la guerra civile, com'è noto in particolare nel cosiddetto Triangolo emiliano-romagnolo della Morte, ma non solo.
Anche i caduti della "prima" strage di piazzale Loreto imbarazzano. A tal punto da essere stati "ufficialmente dimenticati" da ogni celebrazione e, d'altra parte, la strage fu così ignobile che gli autori neppure ebbero il coraggio di rivendicarla apertamente. Anzi, qualcuno non risparmiò ricostruzioni complottistiche, affermando che probabilmente erano stati gli stessi tedeschi a mettersi la bomba da soli per motivare una fucilazione di partigiani.
Fa sorridere pensare che i nazisti, raffigurati dagli avversari come emblema del male assoluto, in questo caso sentissero il bisogno di una messinscena per giustificare le loro azioni. D'altro canto, alcuni gruppi di partigiani non hanno certo risparmiato i civili e anche in attacchi come la strage di via Rasella, a cui seguì la rappresaglia delle Ardeatine, caddero 6 innocenti, due (tra cui un bimbo di 12 anni) nell'esplosione di una bomba e gli altri nella sparatoria che ne seguì.
Purtroppo, la storia del tragico periodo 1943-45, che concluse il Ventennio, presenta innumerevoli "angoli bui" che imbarazzano i vincitori usi a presentarsi come i "buoni" in guerra coi "cattivi". Episodi di disumana ferocia che, al contrario, dovrebbero essere di monito per tutti sulle mostruosità di una guerra civile.
Il Corriere della Sera è uscito oggi scrivendo, per l'occasione, di 6 civili morti nell'attentato di viale Abruzzi 77, rifacendosi al verbale scritto "a caldo" e, pertanto, con comprensibili imprecisioni, dalla Guardia nazionale repubblicana in cui, tuttavia, si dava conto di un numero elevato di feriti, 11, circostanze che spiegano l'aggravarsi bilancio finale. Già il Giornale, nel 2009, fu in grado di elencare i nomi delle 13 vittime milanesi.
Da notare che lo stesso elenco, anni fa, fu portato in Consiglio comunale a Milano per una iniziativa alla memoria. Ma quella lista finì nel dimenticatoio.
G.F.
Foto: piazzale Loreto con il monumento ai partigiani fucilati.
11 agosto 2024