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Officina Gerenzone bonifica l'ex trafileria

Lecco (Lècch) - Si è svolta nella serata del 19 giugno una nuova iniziativa messa in atto da Officina Gerenzone aps per la tutela e la riscoperta di luoghi, manufatti e vicende legati alla secolare vocazione del territorio di Lecco e, in particolare, della Valle del Gerenzone.

Un gruppo di (magnifici) sette volenterosi, capitanati dal giovane presidente Paolo Colombo, armato di secchi, cesoie, roncole, seghetti e rastrelli, in poche ore ha ripulito le complesse canalizzazioni, ora in secca, e quanto resta della ruota in ferro che animava l’adiacente fabbricato industriale, oggi trafileria Sacchi, sorgente all'inizio di via Ramello a Laorca.

Il luogo ha una storia complessa ed allettante non solo per gli studiosi del settore.

Costruito a metà Ottocento come filatoio con annessa filanda dal laorchese Giovanni Battista Spreafico (n. 1824), cugino di secondo grado dell’abate e geologo Antonio Stoppani (le rispettive nonne materne erano sorelle), l’edificio sfruttava il passaggio della roggia derivata più a monte dal Gerenzone che ne animava almeno tre ruote, di cui sopravvive solo una in ferro, collegate ai torcitoi interni.

Un’altra ruota, completamente in legno e quindi dalla fattura più antica, dava energia all’adiacente trafileria già proprietà Fumagalli (famiglia da cui origina l’esperienza industriale dei Wiesemann, narrata nella passeggiata dedicata agli imprenditori d’Oltralpe organizzata lo scorso 14 giugno da Officina Gerenzone).

Il complesso pervenne a Hermann Helbing, genero di Giovanni Battista Spreafico, che trasformò il vecchio filatoio in trafileria di ferro, cui subentrarono nel 1902 i Wilhelm.

I volontari hanno ripulito l’area da sterpaglie, rovi e soprattutto rifiuti che avevano letteralmente sommerso lo spazio, nascondendo alla vista i canali e gli avanzi della ruota in ferro.

Di quest’ultima, a sorpresa, è emersa la targa che riporta il nome dei costruttori del manufatto, ovvero i fratelli Benallio (o Benaglio) di Castello sopra Lecco, specializzati proprio nella costruzione di ruote idrauliche come quelle, ancora esistenti, del mulino di Valmadrera e di un altro a Imberido.

Il plauso va quindi a Officina Gerenzone per l’ennesima prova di genuino interesse verso la tutela di ciò che resta del patrimonio di archeologia industriale della Vallata, gravemente depauperato nell’indifferenza generale negli ultimi trent’anni.

20 giugno 2025