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I fucilati di Lecco? Tutti zitti... «Questa strage non va ricordata»

Lecco (Lècch) - Il 28 aprile 1945 sedici soldati regolari della Repubblica Sociale Italiana che si erano arresi ai partigiani vennero fucilati nello stadio di Lecco con una falsa accusa. La Provincia di Lecco dedicò loro una lapide, che fu distrutta. Lo scrittore lecchese Arnaboldi Riva raccontò in un toccante libro la storia di quei ragazzi. Ma oggi la politica politicante è tornata a rinfocolare l'odio più stantio e diventa tabù anche il ricordo dei caduti.

In questi giorni di aprile di ottanta anni fa, una colonna di 160 militari del Gruppo Corazzato “Leonessa” e del Battaglione “Perugia" della Rsi, probabilmente diretti a Como per arrendersi agli angloamericani oppure in Valtellina, sbagliarono strada e finirono nella zona di corso Martiri.

Proprio in quel frangente a Lecco vi era una forte concentrazione di partigiani, anche di altre zone, dotati di armi pesanti come i bazooka ricevuti dagli alleati: decisero di attaccare il convoglio. Ne seguì un durissimo scontro durato un paio di giorni finchè i militari, a corto di munizioni, furono costretti alla resa.

Quel che successe dopo, oggi è abbastanza chiaro, grazie anche a importanti testimonianze. Tra i partigiani prevalse la linea di chi chiedeva sangue e un improvvisato tribunale del popolo decise la decimazione dei prigionieri: un fucilato ogni dieci dei 160 militari.

La scusa per rimangiarsi l'accordo della resa fu che i soldati della Rsi avrebbero sparato dopo aver alzato bandiera bianca. Accusa che cade ascoltando le parole di un testimone d'eccezione, il grande alpinista Riccardo Cassin, che prese parte a quella battaglia nelle fila dei partigiani.

Infatti, in un'intervista a Patria Indipendente, mensile dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (dicembre 2002), ripresa sullo stesso sito dell'Anpi, così Cassin raccontò quell'episodio. «Io stesso venni ferito il mattino del 27, mentre dalla massicciata della ferrovia sparavo con un bazooka sui repubblichini asserragliati in un caseggiato. Caddero altri amici, Italo Casella, Angelo Negri, il liceale Alberto Picco, prima della resa degli assediati».

«Farfallino e altri tre - prosegue Cassin - saltarono su per la gioia: vennero fulminati sul posto da una raffica. In un'ala del fabbricato non si erano accorti che il loro comandante aveva esposto la bandiera bianca».

Dunque, testimonia Riccardo Cassin, da quella parte dell'edificio la bandiera bianca non si vedeva: chi continuò a sparare non lo fece "proditoriamente", ma solo perchè ancora non sapeva della resa.

Significativa al riguardo anche la relazione del sacerdote Luigi Brusa, rettore del Santuario della Beata Vergine della Vittoria (nella cui cripta riposano alcuni di quei fucilati), che così descrisse l'incontro coi militari fascisti condannati a morte nello stadio di Lecco: «Non vi posso dire la gioia di questi bravi giovani quando si son visti vicino a loro il Sacerdote di Dio. Tutti si sono Confessati ed hanno ricevuto la Santa Comunione pochi istanti prima della morte».

Difficile, dunque, pensare che il sacerdote, dopo averli confessati, potesse chiamare "bravi giovani" dei soldati che sparano a tradimento; ed è ancor più difficile, anzi impossibile, pensare che Cassin, rimasto pure ferito in quella battaglia, volesse fare degli "sconti" ai suoi nemici, spiegando, come fece, che chi sparò non poteva vedere la bandiera bianca.

Dunque l'accusa di "tradimento" della resa fu falsa, oltre che assurda di per sè: che senso avrebbe avuto fingere di arrendersi e sparare per poi arrendersi subito dopo? Constatazioni che avevano spinto anche la Provincia di Lecco, a ricordare i fucilati dello stadio con una corona di fiori e una targa.

Cosa che, a modo suo, fece anche il sindaco di Lecco, Virginio Brivio (centrosinistra), quando la prima lapide "sparì". Oggi, invece, per Provincia e Comune questa strage "non s'ha da ricordare". Silenzio anche dal prevosto, don Bortolo Uberti, che pure ha sfilato nel corteo del 25 aprile...

Gli unici a commemorare i caduti del "Perugia" e del "Leonessa" sono un gruppo di giovani che ha dato appuntamento per le 19,45 di oggi fuori dalla curva Sud dello stadio Rigamonti-Ceppi, peraltro sollevando l'ira fuori tempo massimo di Anpi e Pd.

Link. Strage di Lecco, lo scrittore Arnaboldi Riva spezza l'omertà sui 16 fucilati

Nella foto-galleria: la targa coi nomi dei fucilati e la corona apposta dalla Provincia di Lecco; commemorazioni degli anni scorsi; la dichiarazione di Cassin.

28 aprile 2025