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Su Mussolini film e libri. E la partitocrazia italiota s'illude di campare col babau dell'uomo nero

Lecco - A 100 anni dalla nascita del regime fascista e 80 dalla sua caduta e dalla morte del suo fondatore, si assiste ad una inarrestabile proliferazione di libri, film, articoli, convegni, polemiche su Benito Mussolini. In genere di scarso valore storico, poichè lo scopo di tanto accanimento è quasi sempre la mera demonizzazione della figura umana e politica del Duce.

Era comprensibile, alla fine della guerra, che i vincitori avessero la necessità di criminalizzare gli sconfitti: si trattava di mettere le mani avanti, poichè anche angloamericani e compagni di liberazione si erano macchiati di mostruosità, come le atomiche sulla popolazione giapponese, i bombardamenti a tappeto sui civili italiani e tedeschi, le eliminazioni di prigionieri, i campi di sterminio per tedeschi, la tabula rasa di intere città modello Dresda...

Agli occhi del mondo, dunque, i tedeschi dovevano incarnare il male assoluto, perchè non fosse possibile paragonarli ai "buoni" vincitori, che avevano agito a fin di bene in quanto combattevano i "cattivi". Tutto ciò allora aveva un senso, per così dire, pratico; invece, dopo un secolo, che significato ha continuare a contarla su con Mussolini?

In questo clima sguazzano i politici. Di certo, se questa partitocrazia incapace, corrotta e vile potesse vantare un minimo di qualità e autorevolezza non avrebbe bisogno di giustificare la propria esistenza sventolando il fantasma del Duce.

Il potere farebbe meglio a chiedersi come mai oggi alle urne ci va il 40% degli aventi diritti al voto, decretando in maniera palese la sconfitta del regime sedicente democratico. E la partitocrazia fa male i propri conti se s'illude di continuare a campare con il babau dell'uomo nero.

Giulio Ferrari

13 gennaio 2025