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Un miraggio il reintegro di Monti: questa legge è ingiusta e pasticciona

Nella legge di Monti il reintegro è un miraggio. Uno specchietto per le allodole, messo lì per far stare buoni i lavoratori, mentre il governo fa passare la libertà di licenziarli. Le imprese, prima di buttarsi in un licenziamento immotivato, ci pensavano due volte. Con questa riforma, la funzione di deterrenza è andata a farsi benedire.

Se il licenziamento risulterà motivato da esigenze economiche che però permettevano alternative, come lo spostamento da una mansione a un’altra o la cassa integrazione o un piano di formazione, il giudice non potrà reintegrare, ma solo disporre l’indennizzo. Se invece scoprirà che la motivazione economica è manifestamente infondata dovrà ricominciare da capo e decidere tra l’indennizzo o il reintegro. Ce ne vorranno di anni. Tutto questo lunghissimo e costosissimo procedimento è a spese del lavoratore, a cui non basterà l’avvocato.

Per acclamare l’assenza di motivazioni economiche dovrà assumere anche esperti in materia. Per un operaio che guadagna 1200 euro al mese o per un precario che ne guadagna meno di 1000, imbarcarsi in un’impresa del genere significherà mettere in gioco tutta la propria vita. Così, adesso, prima di fare causa, saranno i lavoratori a doverci pensare non due, ma quattro volte. La deterrenza c’è ancora, ma ora va a scapito loro. Questa legge ingiusta e ipocrita è pure pasticciona, creerà enormi problemi anche agli imprenditori. Per decidere se esiste o no un fondato motivo economico di licenziamento il giudice del lavoro dovrà mettere becco nelle strategie aziendali, valutare se la scelta di chiudere un reparto o di potenziarne un altro è stata giusta o sbagliata e quant’altro. Insomma, oltre ai diritti dei lavoratori, se ne va a quel paese anche il libero arbitrio dell’imprenditore nell’organizzare l’azienda.

Questo governo di tecnici e professori non è solo iniquo e ingiusto, è anche tecnicamente incapace: ammortizzatori un lusso ormai che scomparirà, oggi un sessantenne tra cassa integrazione e mobilità arriverebbe alla pensione, domani avrà un indennizzo di 18 mesi a 800 euro circa e poi il vuoto fino all’età della pensione. Sarà sicuramente il voto di fiducia che deciderà le sorti del mondo del lavoro: prendere o lasciare questo in sostanza sarà la sintesi, speriamo che almeno quei partiti che si definiscono vicino ai lavoratori non si lascino condizionare, pensino veramente e seriamente a quei padri di famiglia che perdendo il lavoro a 7 o 8 anni della pensione saranno costretti a vivere di elemosina o perderanno i risparmi di una vita.

Ezio Venturini (Consigliere comunale di Italia dei valori - Lecco)

6 aprile 2012