Bella Ciao, inno bufala (mai cantato dai partigiani) ultima spiaggia del Pd
Lecco (Lècch) - Egregio direttore, il Pd vuole una legge per fare della canzonetta Bella Ciao l'inno ufficiale del 25 Aprile, da suonare obbligatoriamente durante le cerimonie del giorno che ricorda la guerra civile. Questa gente impone quello che nessuna persona consapevole farebbe o direbbe spontaneamente e in buona fede.
Nella loro smania di confezionare nuovi dogmi a cui sottomettere gli altri, in perfetto stile da dittatura sovietica, i piddini credono che tutti come pecoroni osserveremo il nuovo precetto: la recita cantata della Bella Ciao in onore dei partigiani. Per il Pd queste trovatine sono l'ultima spiaggia per darsi un significato politico o un blasone resistenziale, ovvero per dare un senso alla propria presenza politica.
Invece, per tutti quelli che sanno e ragionano, si tratta dell'ennesima dimostrazione che il Pd è solo apparenza, pura messinscena, e nessuna sostanza. Non poteva dunque che cavalcare un inno bufala che ha il suo unico pregio nell'orecchiabilità di bocca buona, infatti fu partorito, come precisò il giornalista ed ex comandante partigiano Giorgio Bocca, dal Festival di Spoleto.
Per la precisione Bocca disse: "Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella Ciao, questa è stata un’invenzione del Festival di Spoleto". In questo dettagliato articolo di Luigi Morrone sul Corriere della Sera, vengono demoliti tutti i tentativi, ancora in atto, di attribuire a Bella Ciao una qualsiasi appartenenza al periodo della guerra civile, trattandosi, invece, di motivetto confezionato circa 10 anni dopo, con reminescenze balcaniche. Non c'è che dire, le Belle teste del Pd sono proprio al Ciaone.
P. A.
Nella foto (archivio): una cerimonia ufficiale
7 maggio 2021