Roma, Gualtieri sindaco col 24% non è la vittoria del Pd ma la sconfitta di una strana democrazia
Lecco (Lècch) - Enrico Letta e i suoi non perdono occasione per pavoneggiarsi del risultato ottenuto alle ultime elezioni comunali, ostentato come epocale vittoria. L'esibizione richiama alla realtà chi si illudeva che in questa ineffabile partitocrazia albergasse un rimasuglio di serietà.
In realtà i numeri usciti dalle urne romane dovrebbero indurre a mesta riflessione chiunque ambisca dare un senso alla parola democrazia, per non parlare di quanti arditamente la sbandierano sin dalla denominazione del proprio partito. La democrazia, cifre alla mano, è la grande sconfitta di queste elezioni anche se qualcuno fa credere di aver vinto.
Nella vicenda elettorale romana riconosciamo l'emblema di un regime abituato a propinare le più fantasiose parodie della realtà, dalla storia, all'economia, alla politica... Così il nuovo sindaco di Roma Roberto Gualtieri (un postcomunista nato politicamente nell'allora Pci), viene celebrato come il campione di una vittoria al 60%. Ma 60% di cosa, considerato che in questo turno di elezioni municipali a Roma ha votato appena il 40,68% degli elettori (a Torino il 42,14%, il 47% a Napoli e Milano)?
Così vediamo che, il risultato serio di Gualtieri si aggira sul 24% degli aventi diritto al voto. Infatti il candidato piddino ha portato a casa circa 550mila voti su circa 2.350.000 votanti: all'appello manca un nugolo di elettori romani, quel 1.800.000 che ha snobbato lui e il suo avversario di centrodestra.
Si può moralmente governare la Capitale di una nazione con il consenso di un cittadino su 4? Considerato che il grosso dei romani ha bellamente disdegnato anche Gualtieri, oltre all'avversario, può chiamarsi democrazia quel regime che attribuisce poteri a chi, dalla schiacciante maggioranza dei cittadini, non ha ricevuto alcun mandato? A ben vedere, l'autentico 60% rilevato a Roma è la percentuale dell'astensione: la volontà popolare ha preferito il nulla piuttosto che questi candidati, queste liste e, forse, questo regime.
Tale è la realtà e tali le domande che dovrebbero porsi dei democratici di fatto oltre che nel nome. Ma, soprattutto, Gualtieri avrebbe potuto risparmiarsi il rituale proclama "sarò il sindaco di tutti i cittadini".
Giulio Ferrari
22 ottobre 2021