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Montanelli stupratore di 12enne? Lui: "Furori di alcuni imbecilli"

Lecco (Lècch) - L'accusa di razzista e stupratore di 12enni rivolta contro Indro Montanelli, con cui vengono motivati il vandalismo alla sua statua nell'omonimo parco di Milano e le richieste di rimozione, è il parto di "alcuni imbecilli". Lo spiegò il più grande giornalista italiano, anticipando di 20 anni la risposta ai propri accusatori, con uno scritto sul Corriere della Sera, nella sua rubrica "La stanza di Montanelli".

"La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a quattordici anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia", scrisse Montanelli. Da notare che il Codice di Diritto Canonico (1983) ha considerato l'età minima per un matrimonio valido a 16 anni per i maschi e 14 per le femmine, e anche per l'ordinamento italiano è possibile "per gravi motivi" (ad esempio la convivenza) il matrimonio con un minore fino ai 16 anni.

Ma veniamo ai ricordi di Indro Montanelli.

"La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a quattordici anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia. Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata: il che, oltre a opporre ai miei desideri una barriera pressoché insormontabile (ci volle, per demolirla, il brutale intervento della madre), la rendeva del tutto insensibile".

"Per tutta la guerra, come tutte le mogli dei miei Ascari, riuscì ogni quindici o venti giorni a raggiungermi ovunque mi trovassi e dove io stesso ignoravo, in quella terra senza strade né carte topografiche, di trovarmi. Arrivavano portando sulla testa una cesta di biancheria pulita, compivano – chiamiamolo così – il loro «servizio», sparivano e ricomparivano dopo altri quindici o venti giorni".

"Dopo la fine della guerra e delle operazioni di polizia, uno dei miei tre «bulukbasci» che stava per diventare «sciumbasci» in un altro reparto, mi chiese il permesso di sposare Destà. Diedi loro la mia benedizione. Rientrai in Italia giusto in tempo per essere travolto prima dalla guerra di Spagna e poi da quella mondiale".

"Nel '52 chiesi e ottenni di poter tornare nell’Etiopia del Negus, e la prima tappa, scendendo da Asmara verso Sud, la feci a Saganeiti, patria di Destà e del mio vecchio «bulukbasci», che mi accolsero come un padre. Avevano tre figli, di cui il primo si chiamava Indro. Donde la favola, di cui non sono mai più riuscito a liberarmi, che fosse figlio mio. Invece era nato ben 20 mesi dopo il mio rimpatrio".

Nella foto: un momento del vandalismo alla statua di Montanelli.

17 giugno 2020